L’Italia non è un paese per donne? Parrebbe così leggendo i dati dell’Oecd (Osce) rielaborati dall’Economist, dove emerge un paese in fondo alle classifiche per il lavoro femminile. Dall’educazione agli stipendi, alla maternità, alla pensione, l’Italia si confermerebbe un paese difficile per la donna che deve o vuole lavorare. Così, contrariamente ai dati dell’Istat, per cui hanno incrementato sensibilmente la partecipazione al mercato del lavoro, le condizioni per una vita professionale dignitosa o adeguata restano ancora complesse, tanto che una su due non lavora. In questo scenario una novità importante è però quella relativa alla pensione, che il parlamento ha approvato e che prende il nome di Opzione Donna.
Tra i nuovi requisiti per andare in pensione nel 2017, la Legge di Bilancio ha prorogato ulteriormente il regime sperimentale dell’opzione Donna fino a ricomprendere anche le lavoratrici nate nell’ultimo trimestre del 1958.
L’Opzione potrà essere esercitata dalle lavoratrici dipendenti, anche del pubblico impiego, e dalle lavoratrici autonome che hanno maturato i 57 anni (58 se autonome) entro il 31 dicembre 2015 e hanno almeno 35 anni di contributi al 31 dicembre 2015 (previa finestra 12/18 mesi).
L’ultima lavoratrice inclusa, nata il 31 dicembre 1958, maturerà, pertanto, il diritto il 31 luglio 2016 e potrà ottenere l’erogazione della pensione dopo altri 12 mesi, vale a dire dal 1° agosto 2017 (1° febbraio 2018 nel caso delle autonome perchè nei loro confronti la finestra mobile è pari a 18 mesi).
Di seguito una tabella per capire meglio il funzionamento dell’Opzione Donna.
Anche questa volta le lavoratrici interessate dovranno ponderare con attenzione la possibilità offerta dall’ordinamento anche alla luce delle novità previste dalla legge di bilancio. L’opzione infatti comporta una riduzione definitiva dell’assegno a causa del ricalcolo con le regole del sistema contributivo. Riduzione tanto più ingente quanto maggiore è la quota dell’assegno determinata con il sistema retributivo e cioè se la lavoratrice ha almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995. Ma in compenso può permettere un anticipo dell’età pensionabile significativo rispetto alle regole Fornero: da sette agli otto anni considerando che l’età pensionabile di vecchiaia nel 2017 per le lavoratrici dipendenti è fissata a 66 anni e 7 mesi nel pubblico impiego, a 65 anni e 7 mesi quelle del settore privato e 66 anni e 1 mese per le lavoratrici autonome. Dal prossimo 1° maggio 2017 (escludendo possibili rinvii) l’opzione Donna andrà confrontata con l’opportunità, alternativa, di chiedere l’Ape sociale o l’Ape volontario in attesa di conseguire la pensione con le regole Fornero. In entrambi i casi bisognerà raggiungere un’età di almeno 63 anni, dunque un’età sicuramente superiore a quella per effettuare l’opzione Donna.
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