Età pensionabile sempre più alta, giovani sempre più in difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro con contratti stabili: uno scenario poco incoraggiante nel quale viene immediato chiedersi come far fronte alla diminuzione dell’assegno pensionistico.
L’argomento attraversa tutte le generazioni ed è molto delicato da trattare. E’ possibile però mettere in pratica alcuni accorgimenti per cercare di tutelare il proprio futuro pensionistico. Dal tenere sotto controllo la propria situazione contributiva (verificando regolarmente i propri versamenti sul sito INPS) al riscattare gli anni di laurea o, perché no, considerare l’opportunità di sottoscrivere fondi di previdenza complementare.
Di seguito trattiamo questi ed altri argomenti , cosi da darvi qualche elemento in più per meglio salvaguardare la propria pensione.
Verificare i contributi Inps
Sul sito internet dell’Inps (per sapere come fare vai sul nostro articolo: “Come controllare i tuoi contributi INPS: l’estratto conto contributivo”) ma anche presso la sede più vicina alla proprio abitazione si ha la possibilità di conoscere i versamenti contributivi (a proprio carico e a carico del datore di lavoro). Tale consultazione è diventata sempre più importante soprattutto considerando il nuovo metodo di calcolo pensionistico, che non si basa più sugli ultimi stipendi ricevuti, attraverso il cosiddetto “sistema retributivo”, bensì sui contributi versati nell’arco della carriera lavorativa tramite il nuovo “sistema contributivo”.
La possibilità di riscattare gli anni di laurea
Il riscatto di laurea consiste nel convertire gli anni trascorsi all’università in anni utili per l’anzianità contributiva che sommati a quelli di lavoro permettono di andare in pensione prima.
La domanda di riscatto non è soggetta ad alcun termine e può quindi essere avanzata in qualsiasi momento. Tuttavia prima lo si fa e meno costa poiché la somma da versare è calcolata sul proprio reddito/stipendio; tenuto conto che in genere nei primi anni di lavoro si guadagna meno, vi è convenienza a riscattare gli anni di laurea fin da subito.
Le regole previste per il pensionamento potranno modificarsi negli anni a venire, ma non stravolgersi completamente. Può essere utile, quindi, avere da parte un maggior numero di anni di contribuzione in modo da ottenere una pensione più alta.
Il ruolo dei fondi pensione
Con il passaggio delle forme di previdenza obbligatoria al metodo contributivo, i tassi di sostituzione delle pensioni obbligatorie (il rapporto tra l’ultima retribuzione e la prima prestazione pensionistica) si sono notevolmente ridotti, fino a giungere a circa il 55% per alcune categorie di lavoratori.
Questo rende sempre più importante valutare la possibilità di integrare la pensione obbligatoria aderendo al sistema di previdenza complementare: il conferimento del TFR diventa così la principale fonte di finanziamento per le forme pensionistiche complementari, che investono le risorse raccolte e permettono di ottenere rendimenti più elevati di quanto non faccia il TFR mantenuto in azienda con una tassazione notevolmente ridotta.
Ma esistono altri vantaggi per aderire alla previdenza complementare: la deducibilità dei contributi versati, le anticipazioni, riconosciute all’aderente nel corso del periodo di accumulazione, calcolate sull’intera posizione individuale maturata e con regole più flessibili, una gestione più attenta al proprio profilo di rischio e all’età anagrafica, nonché le agevolazioni fiscali delle prestazioni maturate.
Per il lavoratore dipendente alla contribuzione a proprio carico si aggiunge la contribuzione datoriale nel rispetto dei minimi stabiliti dalla contrattazione collettiva. L’obbligo della contribuzione datoriale, eventualmente stabilita dagli accordi collettivi, scatta solo a seguito della scelta del lavoratore di finanziare la posizione con contributi a proprio carico oltre che con il versamento del TFR.
Ricorrere alla totalizzazione, la ricongiunzione ed il cumulo
In molti casi i lavoratori hanno svolto diverse mansioni nel corso nella loro vita lavorativa: quindi ci si troverà a possedere contributi in gestioni previdenziali diverse e spesso diventa impossibile percepire la pensione senza unificare tutti i contributi. Esistono tre metodi distinti: la totalizzazione, la ricongiunzione ed il cumulo. Ne abbiamo parlato in un nostro post, che vi consigliamo di andare a rileggere.
Il dramma del lavoro nero
Quando si parla di futuro previdenziale, non possiamo fare a meno purtroppo di menzionare un fenomeno in espansione anche nel nostro Paese. Secondo un’indagine Eurispes (Rapporto Italia 2016), il 28,1% degli italiani ha fatto almeno una esperienza di lavoro senza contratto nel 2015. Un numero in decisa ascesa se confrontato con il 18,6% del 2014. A trovarsi in questa situazione oltre il 50% di chi è in cerca di primo lavoro e di nuova occupazione, il 29,6% degli studenti, il 22,4% delle casalinghe e il 13,8% dei pensionati, ma soprattutto l’83,3% dei cassintegrati.
Risulta, inoltre, in graduale aumento – nonostante i tentativi in chiave anti-elusiva della Riforma Fornero – l’uso distorto e/o elusivo delle forme contrattuali flessibili di lavoro che dissimulano, in realtà, veri e propri rapporti di lavoro subordinato a tempo indeterminato.
Naturalmente la presenza di tali forme contrattuali atipiche ha un impatto direttamente proporzionale sul mancato accumulo di risorse per la propria pensione.
Se avete dei dubbi o domande di qualsiasi tipo non esitate a scriverci qui sotto.