Riconoscere l’endometriosi: sintomi ed esami utili
Prevenzione

Riconoscere l’endometriosi: sintomi ed esami utili

Quali sono gli esami da fare per identificare l’endometriosi? Scopriamolo nell’approfondimento.

Con il termine endometriosi si intende la presenza di tessuto endometriale in sedi diverse dalla cavità uterina. Questa condizione infiammatoria cronica coinvolge gli organi genitali femminili e il peritoneo pelvico. L’endometriosi è una patologia che attualmente interessa il 20% della popolazione femminile in età fertile. Parliamo di 3 milioni di donne solo nel nostro Paese! 

Quasi nella metà dei casi l’endometriosi viene oggi diagnosticata attraverso controlli di routine: spesso si tratta infatti di una patologia asintomatica ma non sempre è così. In alcuni casi può diventare invalidante sia dal punto di vista della sintomatologia che da quello psicologico-relazionale. 

Quali sono i sintomi dell’endometriosi? 

Quando si parla di endometriosi il sintomo principale, e quindi il vero campanello d’allarme, è il dolore. Il dolore può manifestarsi in modalità differenti e a volte è così intenso e difficile da trattare con farmaci che finisce con il compromettere il normale svolgimento delle attività quotidiane. Esistono diverse tipologie di dolore che possono ricondurre ad una diagnosi di endometriosi: 

  • Dolore mestruale 
  • Dolore durante la minzione 
  • Dolore durante l’evacuazione intestinale 
  • Dolore durante i rapporti sessuali 
  • Dolore cronico. 

Il dolore non è l’unico sintomo dell’endometriosi. Ecco altri sintomi riferiti solitamente dalle donne che soffrono di questa patologia: 

  • Gonfiore addominale 
  • Problemi di infertilità  
  • Problemi a livello intestinale  
  • Ciclo mestruale irregolare. 

In base alla gravità della sintomatologia, l’endometriosi viene distinta in stadi: 

  • Minima: è la fase più leggera, in cui il tessuto endometriale esterno all’utero è di minima estensione.  
  • Lieve: fase caratterizzata dalla presenza di lesioni maggiori.  
  • Moderata: il tessuto endometriale presenta un’estensione maggiore. In questa fase si rileva la presenza di cisti ovariche, tessuto aderenziale e tessuto cicatriziale. 
  • Grave: è la fase più critica dell’endometriosi, le cisti hanno grandi dimensioni e si rileva una notevole quantità di tessuto endometriale, con esiti cicatriziali e aderenziali. 

In ogni caso, la presenza di dolore durante il ciclo mestruale, durante i rapporti o in altri momenti della giornata non va mai sottovalutato: è indispensabile rivolgersi al ginecologo per una visita accurata che permetterà di diagnosticare l’eventuale presenza dell’endometriosi o di un’altra patologia. 

Le cause dell’endometriosi 

Oggi sentiamo parlare spesso di endometriosi: tuttavia, le cause riconducibili allo sviluppo di questa patologia non sono ancora del tutto chiare. 

Una delle cause più accreditate è chiamata “mestruazione retrograda”. Consiste in un ritorno del sangue dall’utero agli organi pelvici attraverso appunto delle contrazioni con un conseguente passaggio delle cellule endometriali.  

Esistono altre teorie scientifiche che spiegano in maniera completamente diversa l’origine di questa patologia. 

Alcuni studi sostengono che la diffusione delle cellule endometriali avvenga mediante la linfa, altri che questa malattia derivi da fattori ereditari e genetici, altri ancora che la causa scatenante sia legata ad un sistema immunitario alterato. 

Le differenti teorie scientifiche e la difficoltà di comprendere le cause che si celano dietro la presenza dell’endometriosi rendono spesso difficile e controverso il momento della diagnosi.  

Tuttavia, è molto importante eseguire alcuni esami e visite specialistiche per poter giungere a una diagnosi completa nel minor tempo possibile. 

Come si diagnostica l’endometriosi?  

La prima tappa nel percorso diagnostico dell’endometriosi è la visita ginecologica. Riferendo i sintomi al ginecologo infatti, il professionista provvederà ad effettuare degli esami fisici per valutare la presenza di cisti endometriosiche. 

Lo specialista potrà richiedere alcuni esami supplementari, come un’ecografia transvaginale e una risonanza magnetica per la valutazione dello stato degli organi pelvici e per l’individuazione delle cisti. In alcuni casi, il ginecologo necessiterà di una laparoscopia: una metodologia che permette di individuare anche cisti molto piccole, non visibili con ecografia e risonanza magnetica. 

Una volta diagnosticata l’endometriosi, e il suo grado di diffusione, si può finalmente passare alla fase della cura, farmacologica o chirurgica. 

Nelle forme asintomatiche o nelle prime fasi dell’endometriosi si preferisce una terapia di osservazione che consiste nel tenere monitorata la situazione per poter intervenire tempestivamente in caso di un’evoluzione. 

Nei casi non asintomatici, il ginecologo prescrive invece dei farmaci per trattare il dolore. Quando però le terapie mediche non sono sufficienti a ridurre il dolore e ad assicurare alla paziente una buona qualità di vita, si opta solitamente per la terapia chirurgica. 

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Fonti

https://www.salute.gov.it/portale/donna/dettaglioContenutiDonna.jsp?id=4487&area=Salute%20donna&menu=patologie

https://www.hsr.it/news/2021/giugno/endometriosi-cos-e-come-si-cura

https://www.humanitas.it/news/cose-lendometriosi-e-quali-sono-i-sintomi/ 

https://www.msdmanuals.com/it-it/casa/problemi-di-salute-delle-donne/endometriosi/endometriosi

https://www.gavazzeni.it/malattie/endometriosi

Il Gruppo AXA Italia non risponde dei contenuti degli articoli pubblicati

Pazienti.it
Scritto da:Pazienti.it

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