Pap test: a cosa serve e cosa fare quando è positivo
Prevenzione

Pap test: a cosa serve e cosa fare quando è positivo

Pap test: questo tipo di esame di screening per la salute della donna è consigliato) dopo l’inizio dell’attività sessuale o, comunque, dai 25 anni di età in poi, con frequenza periodica (circa, ogni 2-3 anni) anche senza che ci sia una specifica ragione correlata a un disturbo. 

A cosa serve il pap test

L’obiettivo del pap test è valutare l’eventuale presenza di alterazioni uterine (indotte dall’HPV), che potrebbero degenerare, diventando tumori. Più nello specifico, il pap test serve a scoprire la presenza di anomalie delle cellule cervicali; queste anomalie sono infatti spia di un eventuale e futuro tumore della cervice uterina. Trattando le lesioni in tempo, si può però bloccare lo sviluppo del tumore vero e proprio.  

L’esame è quindi particolarmente importante, avendo un ruolo chiave nella prevenzione del tumore al collo dell’utero – cervice uterina, con una netta riduzione del rischio di mortalità per le giovani donne. 

Quando fare il pap test

Il pap test va eseguito nei giorni in cui non si ha il ciclo mestruale. In preparazione al pap test, è necessario tenere a mente che esso non può essere eseguito durante il ciclo mestruale o nei giorni successivi alle mestruazioni. Il flusso mestruale potrebbe, infatti, impedire la corretta analisi delle cellule della cervice uterina. Nel caso in cui le mestruazioni dovessero inaspettatamente manifestarsi nei giorni prossimi al test, si rende necessario rimandarlo e prenotarne uno nuovo.

Si consiglia, inoltre, di non praticare rapporti sessuali il giorno prima dell’esame e di non effettuare lavande vaginali nei due giorni precedenti all’appuntamento.

Se si è in gravidanza o si utilizzano contraccettivi (orali o intrauterini, come la spirale), non ci sono problemi: lo specialista potrà, comunque, effettuare l’esame. Molte donne durante la gestazione si chiedono, infatti, se sia sicuro sottoporsi a questo esame. Non bisogna temere nulla: il pap test in gravidanza è un esame che può essere eseguito fino alla 24esima settimana. 

Oltre questo arco temporale, invece, la cervice uterina risulta troppo sensibile, dal momento che aumenta il flusso sanguigno in questa zona in preparazione al parto e, dunque, non è più possibile sottoporsi al test. 

Inoltre, il consiglio degli esperti è di eseguire il pap test fino ai 65 anni di età, una pratica quindi prudente, anche se non si hanno più rapporti sessuali.

Per chi è vergine e necessita di sottoporsi al pap test, è opportuno parlarne allo specialista, per valutare il singolo caso e, eventualmente, utilizzare uno strumento adeguato. 

Ricordiamo che i tumori della cervice uterina sono spesso legati all’infezione virale da Papilloma virus e, per questo, una forma di cura e protezione verso se stesse consiste proprio nel non rimandare questo esame di screening. 

Pap test: come si fa

Cosa aspettarsi dal pap test? Il tutto avviene come fosse una semplice visita ginecologica; lo specialista, utilizzando uno strumento detto speculum, dilata l’apertura vaginale e, con una spatola e un bastoncino cotonato, raccoglie una minima quantità di muco dal collo dell’utero e dal canale cervicale. 

Il campione, inviato poi in laboratorio, permette di analizzare le cellule esfoliate. 

Per chi teme il dolore, niente paura. L’esecuzione del pap test non è dolorosa, al massimo si può avvertire un leggero fastidio e, successivamente, alcune perdite di sangue. In tutto, la durata del pap test è di circa 5 minuti. 

Pap test positivo: cosa devi sapere 

I risultati del pap test possono dare esito negativo, quando non è riscontrata alcuna alterazione cellulare, o positivo, quando sono evidenziate delle anomalie, di alto o di basso grado.  

Quando il pap test è positivo, non bisogna allarmarsi eccessivamente né addolorarsi, ma ripetere l’esame dopo 6 mesi e poi procedere con la ricerca del DNA virale in vagina, tramite l’esecuzione dell’esame dell’HPV DNA

Solo se quest’ultimo test dovesse risultare positivo, lo specialista indicherebbe una strada terapeutica da percorrere, combattendo il virus nel giro di circa 2 anni (lesioni di basso grado).  

In questi casi, sarà importante una maggior attenzione e una ripetizione più ravvicinata del pap test.

Ci sono, poi, lesioni di grado più alto che vanno considerate. In questi casi, potrebbe essere necessaria una colposcopia, per vedere l’anomalia attraverso un microscopio. Se richiesto dallo specialista, infine, si può anche procedere con biopsia, per una indagine istologica del grado della lesione provocata dal virus.  

Mai rimandare, dunque, questo esame di routine: basta poco, a volte, per evitare complicazioni che potrebbero essere anche più gravi.

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In collaborazione con pazienti.it

Fonti:

www.airc.it/cancro/prevenzione-tumore/guida-agli-screening/collo-utero
www.airc.it/cancro/affronta-la-malattia/guida-agli-esami/pap-test

Il Gruppo AXA Italia non risponde dei contenuti degli articoli pubblicati.

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