Il richiamo ad un nuovo modello di sviluppo trova fondamento anche sul fatto che, in base alle stime dell’ONU, la popolazione mondiale aumenterà di quasi 2 miliardi di persone nei prossimi 30 anni, passando dagli attuali 8 miliardi a 9,7 miliardi nel 2050 e potrebbe raggiungere un picco di quasi 10,4 miliardi a metà degli anni 2080 [1].
Inoltre, in un report di PwC [2], che cita uno studio di Global Footprint Network, si evince che a partire dagli anni ’70, l’umanità ha effettivamente registrato un deficit ecologico in termini di impatto sull’ambiente. Ciò significa che la domanda annuale globale di risorse ha superato quella che la Terra può rigenerare ogni anno.
In un contesto di scarsità di risorse, dare riparo, nutrire e vestire quasi 10 miliardi di persone sarà un ostacolo enorme da superare. Di conseguenza, per ovviare a questo problema, è necessario un cambio di paradigma: passare dall’attuale modello di economia lineare a quello alternativo di economia circolare.
Che cos’è l’economia circolare?
Il Parlamento Europeo definisce l’economia circolare come un modello economico che si basa sulla condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile [3]. In altre parole, significa utilizzare le risorse in modo efficiente e dare priorità agli input rinnovabili, massimizzare l’uso e la durata di un prodotto per estrarne il massimo valore e recuperare e riutilizzare sottoprodotti e rifiuti per produrre nuovi materiali o prodotti [4].
E’ un modello economico che va in contrasto al modello economico lineare “take, make, and dispose” e lo sostituisce con un sistema in cui le risorse naturali sono mantenute in uso il più a lungo possibile, per ottimizzarne il consumo, e i prodotti usati vengono trasformati alla fine del loro ciclo di vita [5].
In Europa, la spinta verso il modello dell’economia circolare deriva anche dagli input del legislatore europeo attraverso iniziative normative come, ad esempio, il piano d’azione per l’economia circolare [6]. Con il piano d’azione il legislatore europeo vuole incentivare il consumo sostenibile, prevenire gli sprechi, mantenendo le risorse all’interno dell’economia dell’UE il più a lungo possibile.
L’impatto dell’economia circolare sulle aziende
Ci sono molteplici vantaggi nell’adottare un modello circolare: un minor impronta di carbonio; minor utilizzo di risorse naturali, tra le altre cose.
Nel settore dei trasporti, ad esempio, l’uso di plastiche leggere potrebbe essere fondamentale per migliorare l’efficienza dei consumi dei veicoli e per lo sviluppo di veicoli elettrici. Ridurre il peso della flotta di autovetture dagli attuali 1.380 kg a 1.000 kg entro il 2050 potrebbe ridurre le emissioni di questi veicoli del 40%, come indicato da uno studio del International Transport Forum [7].
Inoltre, per diminuire i danni ambientali, alcune case automobilistiche stanno già utilizzando materiali alternativi, come plastica riciclata per abitacoli e rivestimenti [8]. Nel luglio del 2023, la Commissione Europea ha proposto misure volte a facilitare la transizione del settore automobilistico verso un’economia circolare in tutte le fasi del veicolo, dalla progettazione al trattamento di fine vita e, allo stesso tempo, a contribuire agli obiettivi ambientali e climatici e a un maggior recupero delle materie prime critiche [9].
Anche nel settore chimico, le aziende che incorporano i principi di circolarità nelle loro operazioni riescono sia a minimizzare i costi logistici sia a ridurre le emissioni [10]. Infine, un ulteriore esempio è l’industria edile, in cui è possibile ricorrere ad alternative più sostenibili rispetto all’acciaio strutturale e al cemento. Al loro posto, come anche riportato dalla Banca europea per gli investimenti [11], materiali rinnovabili a base di legno, prodotto attraverso una gestione sostenibile delle foreste, potranno sempre di più essere introdotti nelle costruzioni del futuro. Andrebbero in questo modo a diminuire i danni ambientali generati dall’uso dei materiali da costruzione convenzionali, quali l’alterazione degli habitat dovuta alle attività di estrazione e l’inquinamento di suolo e acqua.
Il ruolo delle compagnie assicurative
Le compagnie di assicurazione possono assumere un ruolo attivo nel modello economico circolare. Ad esempio:
- sviluppando soluzioni assicurative che contribuiscono alla lotta contro gli effetti del cambiamento climatico (es. tecniche di riparazione a freddo per i danni da grandine, riparazione piuttosto che la sostituzione del bene danneggiato);
- adottando soluzioni più sostenibili nei propri processi operativi e nella catena di fornitura (es. forniture etiche e sostenibili per i beni aziendali quali toner, cartucce, materiale da ufficio e utilizzo di carta riciclata).
Il Gruppo AXA, con il suo ruolo di assicuratore e di attore finanziario globale, contribuisce allo sviluppo dell’economia circolare dal 2016:
- investendo su economie collaborative (es. partnership con aziende di car sharing);
- investendo in attività di asset management su fondi di investimento che selezionano gli asset in base ai rendimenti finanziari e al loro impatto sociale e ambientale positivo;
- cooperando con aziende di riciclaggio (leggi l’approfondimento).
Articolo redatto con il contributo tecnico di PricewaterhouseCoopers Business Services S.r.l.
Il Gruppo AXA Italia non risponde dei contenuti degli articoli pubblicati
Fonti
[2] https://www.pwc.nl/en/assets/documents/pwc-the-road-to-circularity-en.pdf
[4] https://www.pwc.nl/en/assets/documents/pwc-the-road-to-circularity-en.pdf
[6] https://www.axa.com/en/news/is-the-circular-economy-the-economy-of-the-future
[7] https://www.pwc.com/gx/en/energy-utilities-mining/assets/pwc-the-rise-of-circularity-report.pdf
[8] https://www.repubblica.it/motori/sezioni/thebest/2021/12/11/news/the_best_10_interni_auto-329741408/
[10] https://www.pwc.com/gx/en/energy-utilities-mining/assets/pwc-the-rise-of-circularity-report.pdf