Con il definitivo passaggio dal metodo retributivo al metodo contributivo le pensioni future saranno sempre più frutto delle scelte fatte durante la vita lavorativa di ognuno di noi.
Con questa svolta la riforma Monti Fornero garantisce il principio di equità e la sostenibilità dell’intero sistema, ma non sempre le prestazioni pensionistiche saranno generose, come accadeva con quelle precedenti (metodo retributivo) che spesso risultavano ricche proprio perché finanziate dallo stato (cioè dalle altre generazione di lavoratori).
Si rende quindi necessario valutare la possibilità di integrare la pensione pubblica con una privata.
I fondi pensione nascono proprio per soddisfare questa esigenza.
Ma l’Italia è ancora un paese arretrato da questo punto di vista: “La partecipazione dei giovani alla previdenza complementare resta limitata. Soltanto il 18 per cento dei lavoratori con meno di 35 anni è iscritto a una forma pensionistica complementare. Il tasso di partecipazione sale al 26,8 per cento per i lavoratori di età compresa tra 35 e 44 anni e al 35 per cento per quelli tra 45 e 64 anni. Nel complesso, l’età media degli aderenti è di 44 anni, rispetto ai 41 degli occupati.” [1]

Gli italiani che hanno una fondo pensione sono quindi ancora una minoranza.
Il legislatore, conscio di questa situazione, ha adottato una serie di rilevanti agevolazione fiscali per chi aderisce alla previdenza complementare allo scopo di incentivarne lo sviluppo.
Una sorta di premio per chi decide di aderire.
Ma vediamo insieme, nel dettaglio, quali sono i vantaggi fiscali:
1) Imposta sostitutiva dell’20% sui rendimenti [2] con eccezione dei titoli pubblici ed equiparati i cui rendimenti restano tassati al 12,5%.
I rendimenti (plusvalenze) annuali realizzati dal Fondo sono soggetti ad un’imposta sostitutiva fissa delle imposte sui redditi pari al 20%, che risulta più conveniente rispetto alla tassazione su altre forme di investimento finanziario (attualmente pari al 26%).
2) Assenza dell’imposta di bollo.
I prodotti previdenziali (Fondi Pensione Aperti e Piani Individuali Previdenziali) non rientrano nel perimetro dei prodotti finanziari ed assicurativi per i quali è dovuto il pagamento dell’imposta di bollo. Ciò è contenuto nel nuovo decreto del Ministero dell’Economia e delle finanze del 24 maggio 2012. Di conseguenza i prodotti previdenziali risultano favoriti rispetto ad altri prodotti colpiti da tale imposta.
3) Deducibilità sui contributi versato fino a 5.164 euro.
Anche l’eventuale contributo del datore di lavoro è deducibile dall’Irpef mentre il TFR non concorre alla formazione dell’importo deducibile. La deduzione massima comporta un risparmio fiscale che oscilla tra € 1.187 e i 2.220 (col versamento annuo di 5.164€).
Inoltre, agevolazione particolarmente interessante per i giovani lavoratori (assunti dopo il 1 gennaio 2007), dal 6° al 25° anno di permanenza nel fondo esiste la possibilità di dedurre fino al 50% in più della deducibilità di cui non si è usufruito nei primi 5 anni lavorativi (con un limite a 7.746,86 euro annui).
4) In fase di prestazione, tassazione dal 9% al 15%.
La permanenza protratta nel tempo ai FP aperti viene premiata con una riduzione dell’aliquota del 15% dello 0,30% per ogni anno successivo al 15°. Lo “sconto” può arrivare fino al massimo del 6% (quindi ad un’aliquota del 9%): un’evidente convenienza fiscale a seguito di una duratura permanenza nel Fondo.
Infine è utile ricordare che i fondi pensioni hanno dei rendimenti molto interessanti.
Prendiamo ad esempio il caso del TFR (trattamento di fine rapporto).
Un versamento totale di 57.800 euro nell’arco di un ventennio (pari a quasi 2.900 l’anno) avrebbe portato a un montante di oltre 102mila euro se fosse stato investito in un fondo pensione: mentre con la liquidazione tenuta in azienda ci si sarebbe fermati solo a 76mila euro.

Fonti:
[1] https://www.covip.it/sites/default/files/notizie/Relazione-Annuale-2012.pdf
[2] secondo quanto stabilito nella di legge di stabilità 2015