Giovani previdenti
Previdenza

Giovani previdenti

Oggi vi raccontiamo quanto emerso dall’indagine “Sei sicuro?”(aprile 2016) sul rapporto tra i giovani e i temi previdenziali realizzata dall’istituto di ricerca Eures per l’associazione dei consumatori Adoc (sviluppata all’interno del programma di ricerca “Gli scenari del welfare” promosso dal Forum ANIA-Consumatori).

E’ stato somministrato un questionario a un campione di circa 500 giovani di età compresa tra i 18 e i 35 anni, su tutto il territorio nazionale.

Il risultato è stato un approccio dei giovani rispetto al futuro con molte preoccupazioni e incertezze, sia economiche che sociali e sanitarie.

Le principali preoccupazioni sono di tipo salutistico, pensionistico e reddituale: circa 8 su 10 (77,1%) si dichiarano infatti “molto o piuttosto preoccupati” per la diminuzione del benessere e per la propria situazione previdenziale e pensionistica (77,3%), e oltre l’84% degli intervistati esprime un’elevata preoccupazione per la presenza e/o la qualità del lavoro.

Oltre alla fruizione diretta del SSN, molti giovani ritengono che il sistema previdenziale pubblico andrebbe affiancato da altre forme assistenziali (mutue: 13,8%) o assicurative (polizze infortuni: 15,9% o fondi sanitari: 36,3%), al fine di garantire al cittadino ogni prestazione sanitaria richiesta.

Sul tema della pensione, gli intervistati sono stati chiamati ad immaginare (partendo dalla situazione attuale), quale sarà l’età in cui andranno in pensione e quale sarà l’ammontare della propria pensione.

Ricordiamo in proposito l’importante contributo informativo che in tal senso sta fornendo la Busta Arancione inviata dall’Inps che sta pervenendo in questi mesi a casa di lavoratori ancora in attività, purché si tratti di dipendenti del settore privato, oppure di autonomi come gli artigiani, i commercianti e le partite iva iscritte alla Gestione Separata.

Nel corso del 2016, come abbiamo spiegato nei nostri ultimi post, il prospetto sarà disponibile anche per i dipendenti statali ma verrà accluso alla busta paga.

In merito all’età pensionabile, nonostante la riforma “Fornero” abbia spostato in avanti la soglia pensionabile (pari attualmente a 66 anni e 7 mesi), e nonostante tale limite sia destinato ad aumentare negli anni per effetto dell’adeguamento alle aspettative di vita, il 24% degli intervistati pensa che potrà andare in pensione prima dei 65 anni.

Il 37,8% ipotizza un termine della vita lavorativa in linea con le attuali aspettative pensionistiche, indicando un’età pensionabile compresa tra il i 65 e i 70 anni. Il 38% proietta ancora oltre la propria entrata in pensione, immaginando che lavorerà anche oltre i 70 anni.

Molto più alta è invece la conoscenza del sistema di calcolo pensionistico, condivisa dal 62,8% del campione che indica il sistema contributivo. Rimane però da colmare l’insufficienza informativa di coloro che non sanno cosa rispondere (17,8%) e la confusione di chi pensa che ci sia ancora il sistema misto (29,1%) o quello retributivo (8,2%).  Passando a studiare il “tasso di sostituzione” (ovvero il valore della pensione netta in termini percentuali rispetto all’ultimo stipendio netto) circa la metà del campione “informato” prevede un tasso di sostituzione compreso tra il 50% e il 74%; tanti risultano però i “pessimisti” (pari al 37,3%), convinti che la propria pensione coprirà meno del 50% dell’ultimo stipendio percepito.

La situazione più difficile la prospettano le donne, convinte nel 10,8% dei casi di percepire con la pensione meno del 30% dell’ultimo stipendio (a fronte dell’8,8% tra gli uomini), gli intervistati più giovani (11,2% contro l’8,8%) e gli inoccupati (22,2% a fronte del valore minimo di 2,2% tra i liberi professionisti).

Per quanto riguarda il valore della pensione ipotizzato dai giovani, escludendo un significativo 26,8% del campione “non informato”, risulta importante rilevare come il 24,1% prevede che percepirà una pensione minima di importo inferiore a 500 euro. Il 37% oscilla tra 500 e 800 euro, il 21,5% tra 1.000 e 1.500 e solo il 3,5% un assegno superiore a 1.500 euro.

Oltre 7 giovani su 10 ritengono utile avviare un piano pensionistico complementare (il 25,7% lo ritiene “molto utile” e il 46,9% “abbastanza utile”), anche se ben il 60% dice di non sentirsi del tutto informato su tali forme di previdenza. Con la conseguenza che solo l’11,2% ha avviato  una forma integrativa e il 17,1% degli intervistati ha intenzione di farlo a breve.

Approfondendo gli strumenti attraverso cui i giovani si informano sulle diverse opportunità presenti sul mercato, il 54,2% cita internet, a seguire banche/assicurazioni (33%), parenti o amici (26,3%), la televisione (26,1%), gli uffici postali (16,8%), i quotidiani/riviste/stampa specializzata (16,2%), la pubblicità (11,9%) o altri consulenti/promotori (7,8%).

Entrando, infine, nel merito dei prodotti pensionistici che gli intervistati hanno scelto o che prevedono di scegliere nel prossimo futuro, la prevalenza degli intervistati appare orientata ai fondi pensione aperti (47,8% dei casi) rispetto ai fondi pensione negoziali (31,5%) e ai piani di previdenza individuali (20,7%).

Vi consigliamo di ripercorrere i nostri post per avere delle informazioni sui molteplici aspetti di questa materia complessa da tenere in grande considerazione per il proprio futuro e quello dei propri cari.

Scritto da:Newsroom
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