I dati di Towers Watson registrano una crescita del 6% in un anno. Gli Stati uniti fanno la parte del leone, con una quota del 36%, seguiti dal Giappone con il 13%
Con una crescita del 6% in un anno, gli asset gestiti dai principali fondi pensione mondiali hanno toccato, alla fine del 2013, i 15 miliardi di dollari, un miliardo in più rispetto all’anno precedente.
Il dato emerge da Pensions & Investments, l’analisi annuale di Towers Watson (società leader a livello mondiale nella consulenza direzionale e organizzativa) che analizza i 300 fondi pensione più grandi del mondo. Tutti insieme rappresentano il 47% del patrimonio previdenziale globale (che quindi viene stimato in oltre 30 miliardi di dollari). Ma tra di essi non c’è nessun italiano.
A sostenere la crescita, nel 2013, ha contribuito in maniera significativa il buon andamento delle borse internazionali, data “la persistente ed elevata esposizione” dei fondi pensione “ai titoli azionari”, come sottolinea Alessandra Pasquoni, responsabile per l’Italia dell’Investment Consulting di Towers Watson.
Stati Uniti in testa, ma il più grande è giapponese
Gli Stati Uniti restano il paese più importante per il settore: ai fondi pensione Usa fa capo il 36% del patrimonio complessivo. Segue il Giappone con circa il 13%: sul dato del paese asiatico pesa in misura significativa il Government Pension Investment Fund, il fondo pensione dei dipendenti statali giapponesi che, con un patrimonio di circa 1.200 miliardi di dollari, è il più grande fondo pensione al mondo. L’Olanda, con il 7%, ha la terza più grande quota di mercato, mentre Norvegia e Canada sono rispettivamente quarta e quinto con oltre il 6% ciascuno.
Negli ultimi cinque anni 38 nuovi fondi pensione sono entrati nel ranking. I paesi che hanno contribuito di più sono stati Australia (tre fondi), Corea del Sud, Russia, Polonia, Colombia e Canada (con due fondi). Gli Stati Uniti hanno invece ridotto di 12 unità la loro presenza nella classifica, rimanendo comunque, grazie a 126 fondi, il paese con il numero più elevato di fondi pensione. A seguire Regno Unito con 26 fondi, Canada (19), Australia (16), Giappone (14) e Paesi Bassi (13).
“I 13 principali mercati pensionistici rispetto a dieci anni fa hanno raddoppiato le dimensioni e gli asset dei fondi pensione che attualmente rappresentano circa il 78% del Pil mondiale, cifra nettamente superiore al 61% registrato nel 2008”, aggiunge Pasquoni.
Prevalgono i fondi a prestazione definita
I fondi a prestazione definita restano maggioritari, ma la loro incidenza sul totale è in calo: alla fine del 2013 rappresentavano il 67% del totale dei patrimoni in gestione, contro il 75% di cinque anni fa. Si tratta di fondi in cui gli iscritti sanno fin dall’inizio quale sarà l’importo della rendita che incasseranno a scadenza: a variare è l’entità dei contributi che devono versare per ottenere quel risultato. Si tratta di una formula dominante nel mercato statunitense ma che altrove è molto meno diffusa. In Italia è del tutto inesistente, poiché si è adottato il modello a contribuzione definita: l’iscritto sa quanto deve versare, in cifra assoluta o in percentuale del suo reddito, e l’elemento variabile è rappresentato dalla prestazione, cioè dalla rendita, il cui importo dipenderà dal rendimento finanziario ottenuto dal fondo.
Nel 2013, gli asset dei fondi a prestazione definita sono cresciuti di circa il 3%: un ritmo decisamente più lento rispetto ai piani a contribuzione definita (oltre il 9%) e agli ibridi (oltre 8%).
Ma la crescita maggiore (15%), è dei fondi di riserva, che sono costituiti dai governi nazionali per garantire i pagamenti delle pensioni, e non hanno espliciti oneri.
I fondi sovrani continuano ad essere ben presenti in classifica; 27 di essi, con un valore di circa 4.200 miliardi di dollari, rappresentano il 28% dei patrimoni. I 113 fondi del settore pubblico inclusi nella ricerca nel 2013 avevano un valore pari a 5.800 miliardi dollari, rappresentando il 39% del totale. Fondi industriali di natura privata (61) e fondi aziendali (99) rappresentano rispettivamente il 14% e il 19% del patrimonio gestito considerato.