La dermatite atopica, chiamata anche eczema atopico, è una malattia infiammatoria cronica della pelle piuttosto frequente, che colpisce soprattutto in età pediatrica (ma non solo) e si manifesta con la comparsa di eritema, squame e prurito.
Non è assolutamente contagiosa. La dermatite atopica è caratterizzata da lesioni cutanee ad andamento cronico-recidivante. Significa che si possono alternare periodi in cui i sintomi sono particolarmente esacerbati, i cosiddetti flares caratteristici delle fasi acute, e periodi in cui la pelle torna normale, chiamate remissioni.
La gravità è variabile da persona a persona: a volte, si tratta di forme lievi, poco estese e caratterizzate soprattutto da pelle secca; altre volte, invece, la gravità è maggiore e possono essere colpite aree più ampie e, alle lesioni, può associarsi un prurito anche molto intenso, in grado di interferire con la qualità della vita e con il riposo notturno.
In alcuni casi, le lesioni possono andare incontro a infezioni batteriche o virali: l’eczema tende a peggiorare, la pelle si gonfia e può uscire del pus.
Dermatite atopica: quali sono le cause scatenanti?
Le cause precise non sono state ancora del tutto chiarite: alla base c’è, probabilmente, una predisposizione genetica. Si ritiene che tra i fattori genetici coinvolti nella predisposizione alla dermatite atopica ve ne siano alcuni che riguardano il funzionamento del sistema immunitario ed altri che si riferiscono all’attività di proteine come la filaggrina, che aiuta a mantenere l’integrità delle componenti strutturali fondamentali dell’epidermide.
Alla genetica si sommano anche fattori scatenanti di tipo ambientale. Tra questi si ricordano:
- esposizione ad agenti irritanti, come indumenti sintetici o di lana, o ad inquinanti ambientali;
- clima freddo e secco;
- condizioni di stress fisico;
- disagi emotivi.
Per quanto riguarda i fattori ambientali predisponenti, è stato notato che lo sbalzo delle temperature caratteristico dei cambi di stagione porta a un peggioramento della sintomatologia della dermatite atopica: in particolare, nel passaggio dalla primavera all’estate ma, soprattutto, nel passaggio dall’autunno all’inverno. Infatti, all’avvicinarsi dell’inverno molte persone affette da dermatite atopica possono osservare un acuirsi dei sintomi: la pelle del volto o delle mani sottoposta a freddo e vento si disidrata più facilmente e ciò, in una persona con un difetto di barriera, comporta un’esacerbazione della patologia. Inoltre, il viso, e soprattutto le guance e le mani, sono più esposti rispetto ad altre parti del corpo.
I sintomi della dermatite atopica: come riconoscerla
La dermatite atopica si manifesta con zone di pelle secca e arrossata, molto pruriginosa, soggetta a desquamazione e screpolature.
Le lesioni cutanee vanno dall’eritema lieve alla lichenificazione grave, ovvero ispessimento cutaneo con accentuazione della normale trama cutanea. I bambini e i neonati sono i soggetti più colpiti, ma la dermatite atopica può presentarsi in soggetti di tutte le età.
La parte del corpo più interessata è il volto, assieme alle mani, alle pieghe flessorie di gomiti e alle ginocchia. Negli adulti, invece, il disturbo colpisce soprattutto la zona periorale, intorno alla bocca, le palpebre e il dorso delle mani.
La dermatite atopica ha un andamento cronico-recidivante, per cui a fasi acute si alternano periodi di remissione. La malattia predispone ad altre problematiche reattive-allergiche a carico di vari organi ed apparati, come allergie alimentari, asma, rinite e congiuntivite. Per il continuo grattamento, sono frequenti infezioni batteriche secondarie, specialmente da stafilococco e streptococco.
In generale, i sintomi di dermatite atopica sono quelli qui elencati:
- cheratosi pilare;
- congiuntivite;
- eosinofilia;
- eritema;
- pelle secca;
- prurito alle gambe, alle mani, alla testa;
- ragadi alle dita, alle mani ed ai piedi;
- squame sulla pelle;
- unghie grossolane ed opache.
Dermatite atopica e alimentazione: esiste un legame?
Non è sempre così, ma la dermatite atopica può associarsi a particolari allergie alimentari, soprattutto ai cibi contenenti nichel. Per accertare ciò, occorre rivolgersi a uno specialista e fare gli approfondimenti diagnostici del caso.
A questo proposito, non è possibile generalizzare perché ogni caso è a sé: la storia allergica, infatti, sarà diversa da persona a persona per predisposizione genetica, familiarità, condizioni ambientali e stili di vita e, dunque, meritevole di una valutazione individuale da parte dello specialista.
Esistono, tuttavia, dei buoni comportamenti alimentari che, anche a tavola, possono aiutare a controllare la malattia, per esempio:
- Secondo le linee guida elaborate dagli esperti, l’assunzione di microrganismi vivi come lactobacilli e bifido-batteri può diminuire, fino al 9%, le probabilità di sviluppare nei piccoli dermatiti ed eczemi, allergie alimentari, asma e riniti allergiche. Gli alimenti che li contengono “naturalmente” sono di tipo fermentato; in particolare, yogurt, kefir, latticello, tofu, tempeh, cetriolini, crauti ecc.
- Integratori alimentari a base vitaminica, salina e di acidi grassi essenziali (omega 3 e omega 6) possono dare un contributo importante. Le molecole e gli ioni più utili sono: zinco, selenio, vitamina D, vitamina E, vitamina B6 (piridossina). Gli integratori alimentari di acidi grassi essenziali più utilizzati sono: olio di olivello spinoso, olio di semi di canapa, olio di girasole e olio di pesce.
- Il nichel, un metallo presente un po’ ovunque nel terreno, nell’aria, nell’acqua, in oggetti metallici di uso comune e quotidiano, ma anche negli alimenti, è una sostanza che potrebbe suscitare una doppia allergia, sia da contatto che per ingestione, nei soggetti sensibili. In caso di accertata allergia, occorre evitare i cosiddetti cibi “heavy metal” ovvero cacao e cioccolato, semi di soia, farina d’avena, di mais e integrale, noci, mandorle, legumi freschi e secchi, cipolle, spinaci, asparagi, pomodori, margarina, pere, lievito in polvere, liquirizia, cibo in scatola, bevande e integratori contenenti nichel ed alcuni pesci quali tonno, aringhe, salmone, sgombro e crostacei. Allo stesso modo, si possono prediligere i cibi “soft metal” quali pollame e carni magre e private del grasso, uova, pesci freschi o surgelati, ad eccezione di quelli precedentemente citati, formaggi freschi e stagionati fra cui il Grana Padano, latte e derivati quali ricotta e yogurt, verdura, cereali e patate, olio extravergine di oliva a crudo, acqua, almeno 2 litri al giorno, preferibilmente oligominerale naturale.
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In collaborazione con pazienti.it
Fonti:
https://www.mayoclinic.org/diseases-conditions/atopic-dermatitis-eczema/symptoms-causes/syc-20353273
https://www.aad.org/public/diseases/eczema/types/atopic-dermatitis/causes
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