Secondo l’Agenzia Europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, lo stress, nel 2020, sarà la prima causa di malattia o assenza dal lavoro. Anni di studi e ricerche hanno infatti scoperto che il lavoro, così come la disoccupazione, originano una sintomatologia ben precisa e facilmente riconoscibile: spossatezza e mancanza di energia, isolamento, negatività, cinismo volto al contesto lavorativo e una riduzione sostanziale delle performance professionali.
Per questo, lo stress provocato dal lavoro è da considerarsi una malattia a tutti gli effetti. Si chiama burnout, – letteralmente “bruciato”, “esaurito” – e rappresenta uno status che ogni dipendente ha sperimentato almeno una volta nella vita.
Anche se non può essere considerato una vera e propria patologia, ma piuttosto una sindrome poiché coinvolge solo l’attività lavorativa, è stato inserito nell’International Classification of Diseases, la classificazione canonica dei disturbi medici fisici o psichici dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Le professioni più colpite sono quelle impiegate nel sociale o a stretto contatto con situazioni di emergenza quali infermieri, forze dell’ordine e personale medico. Non bisogna dimenticare poi i dipendenti iperattivi e iperconnessi che sentono la pressione di una vita frenetica vissuta secondo ritmi troppo sostenuti.
Le cause possono essere molteplici: si va dai ritmi troppo sostenuti con pressioni marcate e scadenze poste in tempi eccessivamente ristretti, a un rapporto di ostilità con i colleghi a cui inevitabilmente si vanno ad aggiungere eventuali problematiche familiari.
Che fare? La riposta più semplice è «staccare la spina». Tuttavia un periodo di ferie o una banale vacanza spesso non bastano per risolvere il problema. Inoltre, anche la disoccupazione o i lunghi periodi di inattività possono diventare i presupposti del burnout e, sebbene le cause siano diametralmente differenti, gli effetti provocati al contrario sono gli stessi. È importante riconoscere i sintomi e non sottovalutarli perché, se la condizione viene sottovalutata, può trasformarsi in una vera e propria patologia che inevitabilmente assume il carattere di malattia cronica.
Cos’è lo stress
In termini scientifici si possono distinguere due tipologie. La prima è il distress, uno stato avverso e negativo, come la perdita di una persona cara, un licenziamento o una malattia, provoca malesseri di diverso tipo all’individuo come conflitti interiori, ansia, disturbi di qualsiasi genere. La seconda tipologia è l’eustress, cioè una forma di energia positiva e benefica che l’uomo utilizza per affrontare le sfide della vita; praticare uno sport che ci fa bene o lavorare a un progetto che ci fa sentire realizzati muovono l’eustress, che ci fa sentire vivi e felici.
Cos’è il burnout
Quando lo stress è inserito in un contesto lavorativo e determina un logorio psicofisico ed emotivo, demotivazione, delusione e disinteresse con concrete conseguenze nella realtà lavorativa, personale e sociale dell’individuo, si parla di burnout.
Come si manifesta
Il burnout non si manifesta quasi mai in modo improvviso, ma è il risultato di un processo graduale che si sviluppa nel tempo. All’inizio, il lavoratore si trova a sostenere con forte impegno le mansioni che gli vengono assegnate, allo scopo di mantenere le proprie capacità di rendimento. Tuttavia, il forte carico di lavoro associato a poche fasi di riposo può tradursi in un vero e proprio sfinimento psichico.
Nella maggior parte dei casi il burnout, si sviluppa in modo subdolo: spesso, chi ne soffre non se ne accorge e considera normali i primi campanelli d’allarme, come insonnia, cefalea, mal di stomaco, insofferenza per i turni e poca motivazione per lo svolgimento dell’attività lavorativa.
Un segno caratteristico del burnout è che il lavoratore non riesce a recuperare nonostante le possibilità di riposo (la sera, nel fine settimana, in vacanza ecc.).
Quali sono le cause
Questa forma di esaurimento è determinata da una condizione di stress cronico inserito in un contesto lavorativo e/o derivante da esso, nella quale viene percepito uno squilibrio tra richieste-esigenze professionali e risorse disponibili. I ritmi intensi, le richieste pressanti e la responsabilità lavorativa in combinazione alla tendenza ad identificarsi con la propria professione, determinano spesso un grande investimento di energie e risorse che, nel tempo, può facilitare la comparsa di questa forma di esaurimento.
La legge
Con il D.Lgs 81/08 è stato introdotto l’obbligo di valutare lo stress da lavoro da parte del datore, rifacendosi all’accordo Europeo del 2004 sottoscritto per lo studio dei criteri di prevenzione di questo rischio.
Come prevenire il burnout
Rispettare le proprie esigenze (sonno, cibo, attività fisica ecc.) e risposare a sufficienza nei momenti di recupero dopo il lavoro.
Per fare questo, è necessario fissare degli obiettivi ragionevoli, senza pretendere troppo da sé stessi e, quando la mole di lavoro sembra davvero eccessiva, definire le priorità con il vostro superiore oppure, se è possibile, delegare ad altri alcune delle mansioni da portare a termine. Anche il clima lavorativo è importante, ecco perché sarebbe meglio evitare i conflitti con i colleghi ed adottare un atteggiamento proattivo; e anche in questo caso, condurre uno stile di vita sano (sport, dieta ecc.) per una maggiore resilienza nel fronteggiare qualsiasi tipo di esperienza stressante.
L’importante, insomma, è ritagliarsi del tempo per fare ciò che ci piace senza perdere tempo in attività che per noi rappresentano fonte di stress. L’iperconnessione può non essere solo una fonte di stress ma anche un valido metodo per semplificare la vita: niente più file allo sportello grazie ai bollettini online, niente più casse di bottiglie d’acqua da portare fino all’ultimo piano senza ascensore con la consegna a domicilio della spesa fatta on line, niente più corse nel cuore della notte alla ricerca della farmacia di turno aperta con il servizio che ti permette la consegna dei farmaci 24 ore su 24 comodamente a casa tua.