In Italia il sistema del welfare sta cambiando in una direzione ibrida, dove alle strutture e le formule tradizionali pubbliche si aggiungono quelle complementari in maniera crescente. Così, sebbene le formule complementari abbiano rendimenti minori di quelli del passato rimangono sempre superiori rispetto al tfr.
In tempi passati il divario era più alto perché i fondi pensione avevano rendimenti molto più elevati di oggi. Ad oggi sono diminuiti i rendimenti del Fondi Pensione così come è diminuito l’aumento del costo della vita ma il risultato rimane a vantaggio dei fondi pensione. I numeri aiutano: nel 2015 i fondi pensione gestivano attività pari a 107 miliardi di euro, di cui il 62,2% investita nei titoli di debito (di cui il 78% in titoli di Stato e il resto in titoli di capitale). Nel 2015 in Italia risultano attivi 469 fondi pensione, con una piccola flessione (27) rispetto al 2014. Tra questi 12 raggruppano oltre 100.000 sottoscrittori, mentre il resto, meno di 1.000. Un orizzonte frammentato che la crisi non aiuta. Se infatti la previdenza complementare conta oggi 5,2 milioni di lavoratori dipendenti privati, 1,9 milioni di autonomi e 174.000 dipendenti del settore pubblico, e dunque si attesta intorno al 24% degli occupati, si registra anche che nel 2015 quasi 1,8 milioni di iscritti alla previdenza complementare non ha effettuato versamenti contributivi.
Idee per una nuova cultura di previdenza
A questo proposito, la Covip ha introdotto alcune ipotesi per facilitare il cambio di cultura, ovvero l’auspicato “salto di paradigma”, che una società flessibile e in disintermediazione come la nostra richiede. Fra queste, un’idea pensata soprattutto per le PMI, ovvero “consentire, sulla base delle previsioni della contrattazione collettiva, la destinazione anche solo di una quota del Tfr a previdenza complementare in cui il livello di adesione non risulta ancora soddisfacente”. Inoltre allo studio c’è l’idea di dare accesso alle prestazioni pensionistiche complementari a chiunque “si trovi in disagio per la perdita del lavoro in età avanzata, ma non ancora sufficiente per conseguire il trattamento pensionistico obbligatorio”. In questo caso, la pensione complementare sarebbe un sostengo in attesa della pensione principale.
Come calcolare l’importo
Il codice civile parla chiaro. L’importo si ricava (Art.2120 Codice Civile) sommando il 75% dell’aumento del costo della vita per gli operai e gli impiegati accertato dall’ISTAT nel mese in esame rispetto al mese di dicembre dell’anno precedente, e un tasso fisso pari all’1,5% su base annua. Un esercizio che conferma come le scelte degli italiani stanno andando nella direzione giusta.