A settembre 2013 si è toccato, per il tasso di occupazione, il punto più basso (55,3%) e a gennaio-febbraio 2014 il tasso di disoccupazione più alto (12,8%).
A partire dalla fine del 2013 è iniziato un lento movimento di recupero.
Questa recente ripresa della domanda di lavoro ha interessato esclusivamente il lavoro dipendente mentre per il complesso eterogeneo del lavoro indipendente non si colgono, nell’aggregato, segnali di un’effettiva inversione di tendenza.
Dal secondo semestre 2015 il tasso di disoccupazione è sceso sotto il 12% e attualmente il tasso di occupazione è vicino al 57%.
Tra il 2014 e il 2015 la quota di occupati con contratto a tempo indeterminato è aumentata di 2,4 punti.
Gli incrementi sono stati assai rilevanti per tutti gli under 30 (circa quattro punti in più con un tetto massimo per i giovanissimi under 20 prossimo ai 6 punti) mentre sono apparsi più modesti, ma comunque positivi, per le classi centrali di età, evidenziando infine una crescita, anche significativa, per gli over 55 anni.
Le variazioni delle retribuzioni lorde negli ultimi anni risultano estremamente contenute:
la retribuzione media giornaliera è risultata di 88 euro nel 2013 e 2014 e 89 euro nel 2015. La retribuzione media annua (a prescindere da ogni caratteristica contrattuale o di durata del rapporto di lavoro) è marginalmente salita dai 21.343 euro del 2014 ai 21.381 del 2015.
Le retribuzioni medie giornaliere evidenziano differenze rilevanti con riguardo alle caratteristiche anagrafiche: 72 euro per le donne contro 101 per gli uomini, 91 euro per gli italiani contro 66 per gli stranieri, 62 euro per i giovani contro 109 per gli over 54 anni.
E tutto ciò trova riscontro infine nel dato territoriale: in Lombardia la retribuzione media giornaliera è pari a 102 euro contro i 67 della Calabria.
Al netto della dinamica stagionale, il 2014 non ha fatto registrare variazioni positive mentre verso la fine del 2015 la crescita, avviata ad inizio anno, è risultata significativa. Essa è stata trainata dai contratti a tempo indeterminato come attesta in particolare l’impennata di dicembre, dovuta alla corsa delle imprese ad assumere/stabilizzare i dipendenti per poter utilizzare, prima del suo forte ridimensionamento, il consistente sgravio contributivo previsto dalla legge di stabilità 2015.
È scontato pertanto registrare nel 2016, soprattutto nei primi mesi, una riduzione dei flussi di assunzione (a tempo indeterminato): ciò che conta è che in parallelo non vi sia una crescita delle cessazioni tale da vanificare i risultati occupazionali appena conseguiti.
Ci si chiede quindi se gli sgravi fiscali hanno effettivamente accompagnato la crescita degli organici aziendali o se piuttosto si siano risolti in un turn-over dei lavoratori.
Il XV Rapporto annuale INPS (Luglio 2016) ha stimato che quasi l’80% dei rapporti agevolati dal punto di vista fiscale si è verificato in presenza di una crescita dimensionale dell’impresa.