I giovani sono una priorità dell’agenda nazionale ed europea, con un dibattito aperto nei vari paesi sul “cosa e come fare” in una difficile congiuntura socio-economica.
Il 21 ottobre si è svolto a Roma l’Italian AXA Forum 2014 che quest’anno ha scelto di concentrarsi sui bisogni, le aspettative e i linguaggi dei cosiddetti Millennials, la fascia d’età compresa fra i 15 e 34 anni, priorità dell’agenda italiana ed europea e target strategico per il mondo delle imprese. I Millennials rappresentano il 21,3% del totale della popolazione italiana, pari a poco meno di 13 milioni di individui [1].
Partendo dai dati presentanti il 21 ottobre, in questo post puntiamo l’attenzione su come i giovani si preparano al futuro e come, in particolare, gestiscono il rischio di mantenere un livello di vita adeguato anche durante la vecchiaia.
Lo spread generazionale
Tra i tanti spread di cui soffre il nostro paese, quello di “perdere una generazione” è un rischio quanto mai all’ordine del giorno, a fronte di un tasso di disoccupazione fra i 15 e i 24 anni salito al 44,2% a agosto 2014 e del fenomeno emergente dei NEET , ovvero dei giovani che né lavorano né studiano.
A riguardo, nel 2013, tra gli Stati UE 28 l’Italia è il paese in cui il fenomeno si manifesta con maggiore intensità: l’incidenza dei NEET tra i giovani di 15–24 anni è significativamente più alta rispetto agli altri Stati membri ed in particolare rispetto ai maggiori paesi europei quali la Spagna.
Una generazione sofferente, ma orgogliosa della propria resilienza
I giovani in Italia sanno di vivere in un contesto difficile, in cui la crisi protratta ha prodotto non solo un grave peggioramento della situazione economica del Paese ma ha anche lasciato la convinzione che prima che si raggiungano nuovamente le condizioni di benessere di pochi anni fa dovrà passare molto tempo. Il contesto dunque è quello di una rassegnazione consapevole e molto diffusa.
Come i giovani si preparano alla terza età
Ci siamo chiesti se i giovani sentono il rischio della vecchiaia e su una scala da 1 a 10 il rischio di “non riuscire a mantenermi adeguatamente in vecchiaia” è il più sentito:
In seguito abbiamo visto se dalle parole si passa ai fatti, ovvero se i giovani italiani si stanno preparando al rischio “vecchiaia”. Il dato che emerge è che solo una minoranza lo sta già facendo, che circa 1/3 pensa di farlo in futuro e circa la metà non ha intenzione di pensarci.
Gli ostacoli al ricorso all’assicurazione
L’analisi svolta sinora ha evidenziato come fra i giovani vi sia una percezione dei rischi sufficientemente forte (anche favorita dal fatto di essere cresciuti in un contesto certamente caratterizzato da una maggiore incertezza sul futuro, come evidenziato anche in altre parti di questo volume) che è particolarmente pronunciata nella fascia di età relativamente più elevata e nelle donne. Al tempo stesso, tale consapevolezza dei rischi non si traduce necessariamente in un passaggio all’azione attraverso il ricorso a contratti di tipo assicurativo, anche nei casi in cui si ha poca fiducia nella propria capacità di prevenzione o nella capacità dello Stato di coprire autonomamente contro certi rischi.
Le cause più evidenti di questo mancato passaggio all’azione è la non disponibilità di soldi per la copertura e la percezione sfavorevole del rapporto fra costi e benefici. Un mercato del lavoro più favorevole, una comunicazione migliore da parte della assicurazioni abbinata a prodotti su misura per i giovani sono tre fattori chiave che potrebbero far passare i giovani italiani dalla semplice percezione alla protezione e gestione del rischio.
[1] Dati Istat, aggiornati al 1 gennaio 2014