Quando si parla di previdenza, in Italia, spesso vengono alla luce pregiudizi, miti e credenze. Abbiamo deciso di prendere i 5 falsi miti più in voga tra gli italiani e di sfatarli uno ad uno. Utilizzando ricerche, sondaggi, proiezioni e statistiche cercheremo di fare chiarezza in un settore di cui si parla tanto ma che si conosce poco. (leggi qui il primo mito sfatato e qui il secondo)
Active Ageing
Spesso si rappresenta il momento della pensione come un periodo di riposo ed inattività, dove i giorni scorrono lenti, monotoni senza imprevisti e senza particolari necessità.
Bene, sappiate che è un’immagine destinata a scomparire.
Infatti gli over 65 di oggi e (soprattutto quelli del futuro) non hanno la minima intenzione di sedersi su una panchina “ai giardinetti”.
Nella maggioranza dei casi aderiscono ed incarnano il modello “active ageing” caratterizzato dall’affermazione di uno stile di vita iperattivo ed edonista finalizzato al prendersi cura di sé, alla conservazione di uno stato di benessere psicofisico, ma anche alla ricerca di nuove forme di realizzazione del sé. I pensionati del futuro usciranno la sera, faranno viaggi, praticheranno sport e avranno molti hobby.
All’interno di questo nuovo stile di vita, la cura estetica è percepita quasi come un “obbligo morale” perché finalizzata alla conservazione di un’immagine socialmente accettabile e dunque diventa un requisito per continuare a sentirsi pienamente parte della comunità che si frequenta.
Le statistiche confermano questa inclinazione: l’89% degli italiani tra i 45 e i 74 anni ha affermato di sentirsi più giovane della propria età anagrafica.[1]
Il periodo del pensionamento non è più sinonimo di inattività e quindi di meno spese. Al contrario. Una vecchiaia di questo genere richiede una disponibilità economica costante e sicura anche al momento del pensionamento. Nasce quindi la necessità di mantenere adeguato il livello di vita senza che si riduca improvvisamente quando si smette di lavorare.
Autosufficienza
Se un tempo il lavoratore in pensione poteva fare affidamento su un welfare familiare robusto, composto da figli, nipoti e parenti di vario grado pronti ad assisterlo, oggi, a causa di molteplici fattori, questi legami si stanno sfaldando e i pensionati del futuro vivranno basandosi quasi esclusivamente sulle proprie risorse. Risorse che ultimamente scarseggiano.
Gli anziani italiani, vista la crisi e la riduzione del proprio potere di acquisto, “stringono la cinghia” per quanto riguarda i consumi per alimentazione, abbigliamento e servizi sanitari[2] e quasi il 70% degli anziani fa fatica ad arrivare alla fine del mese[3].
L’ultima indagine ISTAT Multiscopo sulla “Condizione di salute e ricorso ai servizi sanitari” ha rilevato che il 18,5% degli ultra 65enni (circa 2,5 milioni di persone) riporta una condizione di totale mancanza di autosufficienza e si stima che nel 2050 saranno oltre 5 milioni.
Essere autosufficienti, anche economicamente, durante la vecchiaia diventa una nuova sfida che i pensionati del futuro devono porsi fin da oggi.
Si vive più a lungo
La probabilità di raggiungere traguardi di età molto avanzati è notevolmente aumentata in questi ultimi decenni tanto che, continuando con questi ritmi, si può prevedere che oltre la metà dei bambini nati oggi possa arrivare al centesimo compleanno. In questo processo di cambiamento la penisola italiana si è imposta come una delle aree del pianeta in cui si vive più a lungo. Le donne presentano una speranza di vita oramai vicina agli 85 anni e gli uomini a 79.
Le aspettative circa l’allungamento della vita devono innanzitutto fare i conti con la consapevolezza dell’accorciamento del welfare pubblico e dunque con le incertezze relative al venire meno di servizi prima dati per scontati, tra tutti il trattamento pensionistico.
Inoltre, se aumenta il periodo di pensionamento, aumenta di conseguenza il range di rischi economici dai quali ci si deve proteggersi, cercando di essere preparati ad affrontare spese sanitarie che possono sorgere durante la vecchiaia sempre più lunga.
L’allungamento della vita, combinato con la necessità dell’autosufficienza e con il desiderio di vivere una vecchiaia attiva ci permettono di affermare che “In pensione mi servono meno soldi” è sicuramente un falso mito.
Fonti
[1] Longevità: tra vita reale e immaginario, 2011. Ricerca AXA-Espisteme, metodologia e campione: 1000 interviste a un campione evoluto (heavy, medium e light user di Internet) della popolazione italiana di 45-74enni, tramite tecnica CAWI.
[2] Rapporto Auser sulla condizione sociale degli anziani
[3] Secondo un’indagine promossa dal Ministero della Salute (In particolare carne e pesce mancano all’appello dei consumi alimentari)