Definizione semplice
Il sistema di calcolo della pensione che si applica alle vecchie generazioni è diverso da quello applicato alle nuove. I lavoratori privati, pubblici e autonomi sono divisi in tre gruppi in base all’anzianità maturata alla data del 31/12/1995:
•almeno 18 anni di contributi, l’assegno pensionistico sarà calcolato con un sistema misto, cioè retributivo per l’anzianità maturata sino al 31/12/2011 e contributivo per il periodo successivo;
•meno di 18 anni di contributi, l’assegno pensionistico sarà calcolato con un sistema misto, cioè retributivo per l’anzianità maturata sino al 31/12/1995 e contributivo per il periodo successivo;
•zero contributi al 31/12/1995, l’assegno pensionistico sarà calcolato con il sistema contributivo, che si basa su quanto versato nel corso della vita lavorativa.
Per il sistema retributivo la pensione è una percentuale (tanto più alta quanti più anni l’individuo ha lavorato) della retribuzione pensionabile, ossia una media dei redditi percepiti negli ultimi anni di vita lavorativa.
La pensione è pari al 2% del reddito pensionabile moltiplicato per il numero di anni di anzianità contributiva (per un massimo di 40 anni). Un lavoratore che ha lavorato per 35 anni otterrebbe quindi il 70% del reddito pensionabile.
Nel calcolo contributivo, invece, la pensione è calcolata sulla base dei contributi versati (33% della retribuzione per i dipendenti). Tali contributi vengono utilizzati anno per anno per pagare le pensioni in essere (il sistema è a ripartizione) , ma è come se venissero investiti in una sorta di conto corrente e rivalutati in base alla crescita del Pil. Al pensionamento la somma dei contributi e delle rivalutazioni costituisce il montante contributivo (una somma virtuale, non c’è stato un effettivo accantonamento!) che si trasforma in pensione moltiplicandolo per un coefficiente legato all’età al pensionamento. Dal 2013, e con la stessa frequenza dell’aggiornamento dei requisiti di accesso, anche i coefficienti sono rivisti in base alla variazione della speranza di vita.
Facciamo un esempio
Dal 2013 i coefficienti sono quelli riportati in tabella.
Descrizione tecnica
I due principali sistemi di calcolo delle pensioni utilizzati nei paesi sviluppati sono:
Il sistema retributivo e quello contributivo; in Italia fino al 2011 erano presenti entrambi. Con l’ultima riforma pensionistica Monti – Fornero tutte le pensioni sono calcolate ad oggi con il sistema contributivo per quanto riguarda i montanti accumulati a partire dal 1° gennaio 2012.
Il sistema retributivo è un sistema di calcolo legato alle retribuzioni degli ultimi anni di attività lavorativa. E’ ancora valido per chi al 31 dicembre 1995 aveva almeno 18 anni di contribuzione per le somme accantonate fino al 31 dicembre 2011.
Secondo tale regime la pensione era una percentuale (tanto più alta quanti più anni l’individuo ha lavorato) della “retribuzione pensionabile”, ossia una media dei redditi percepiti negli ultimi anni di vita lavorativa. (in Italia 10 anni per i lavoratori dipendenti e 15 per i lavoratori autonomi).
Con il sistema contributivo le pensioni dipendono dall’ammontare dei contributi versati alla previdenza e dall’età al pensionamento.
Tale sistema di calcolo si basa su tutti i contributi versati durante l’intera vita assicurativa.
Ai fini del calcolo occorre:
- individuare la retribuzione annua dei lavoratori dipendenti o i redditi conseguiti dai lavoratori autonomi o parasubordinati;
- calcolare i contributi di ogni anno sulla base dell’aliquota di computo (33% per i dipendenti; 20% per gli autonomi; vigente anno per anno per gli iscritti alla gestione separata);
- determinare il montante individuale che si ottiene sommando i contributi di ciascun anno opportunamente rivalutati sulla base del tasso annuo di capitalizzazione derivante dalla variazione media quinquennale del PIL (prodotto interno lordo) determinata dall’Istat;
- applicare al montante contributivo il coefficiente di trasformazione, che varia in funzione dell’età del lavoratore, al momento della pensione.