Definizione semplice
Il termine bias è spesso tradotto in italiano come “errore”, ma più specificatamente si tratta di una “predisposizione” a commettere un errore.
Un equivoco diffuso è quello di confondere gli aspetti cognitivi con quelli emozionali: i primi riguardano il modo con cui gli individui gestiscono le informazioni; i secondi invece descrivono il modo in cui le persone si sentono mentre mentalmente registrano tali informazioni. i bias cognitivi più noti in letteratura sono l’ overconfidence bias, il bias di conferma , l’home bias e lo status quo bias.

Un individuo overconfident crede di esser più abile o sapere più di quanto corrisponda al vero. Si tratta di un errore di percezione, non di incompetenza. Per bias di conferma si intende il fenomeno per cui gli individui tendono a dare peso eccessivo alle informazioni che supportano le loro idee e, al contrario, a sottovalutare o addirittura ignorare quelle che le contraddicono.
Secondo lo status quo bias, gli individui tendono a non deviare dal loro comportamento abituale, bensì a rimanere attaccati alla situazione in cui si trovano (lo status quo appunto).
Il cosiddetto home bias consiste nell’evidenza per la quale gli investitori preferiscono investire in titoli di aziende che sentono come più vicine, sia da un punto di vista della loro localizzazione (imprese nazionali o addirittura locali), sia per motivazioni affettive (il senso di appartenenza) o che derivano dall’illusione di conoscenza e che ad esempio possono portare a investire nell’azienda per cui si lavora.
Le distorsioni cognitive e gli errori che ne derivano hanno un impatto molto forte nelle scelte in ambito finanziario, macro-economico e micro-economico. Mettendo in relazione psicologia e finanza, l’approccio comportamentale cerca di spiegare come le persone percepiscono le informazioni, le elaborano e le utilizzano al fine di prendere una decisione.
Facciamo un esempio
Esistono molti tipi di bias di memoria, tra cui:
- Bias di supporto della scelta: il ricordo di scelte effettuate in passato è migliore del ricordo di possibilità di scelta scartate (Mother, Shafir, Johnson, 2000).
- Bias del cambiamento: dopo uno sforzo atto a produrre un cambiamento, il ricordo della propria azione è più difficile di quanto lo era al momento.
- Amnesia infantile: presenza di pochi ricordi relativi al periodo di vita precedente ai quattro anni (l’età è puramente indicativa).
- Bias della coerenza: tendenza a ricordare in modo errato di propri comportamenti, atteggiamenti o opinioni passati, in modo da farli assomigliare a propri comportamenti, atteggiamenti, opinioni presenti.
- Effetto del contesto: attività passate vengono ricordate più velocemente /o più accuratamente se, al momento del recupero, ci si trova nello stesso contesto dell’attività in questione (ad esempio, ricordi collegati al proprio lavoro, vengono ricordati peggio se si è a casa).
- Effetto della razza: tendenza a riconoscere in modo migliore le persone della propria razza, rispetto a quelle di altre razze.
- Bias dell’egocentrismo: ricordare un evento in modo che soddisfi dei criteri di autostima.
- Bias della dissolvenza dell’affetto: lo stato affettivo collegato a ricordi spiacevoli si attenua più rapidamente di un affetto relativo ad un ricordo piacevole.
- Hindsight bias: impressione, ad uno sguardo retrospettivo, di aver predetto un evento, quando in realtà non lo si era predetto, almeno in modo sicuro. Sintetizzabile nell’espressione “Ve l’avevo detto!”.
- Effetto dell’umorismo: gli eventi a contenuto divertente vengono ricordati meglio di eventi neutri da questo punto di vista. Questo effetto può essere spiegato con l’incremento dei processi cognitivi (sia a livello temporale che come profondità dell’elaborazione) atti a comprendere il messaggio umoristico o con attivazione emozionale causata dall’evento divertente.
- Effetto dell’auto-produzione: informazioni (ricordi, affermazioni) auto-prodotte sono ricordate meglio di informazioni prodotte da altri e di cui si è venuti a conoscenza.
- Effetto dell’illusione di verità: il grado di familiarità di un’informazione (ovvero il fatto di possedere in memoria una certa informazione precedentemente acquisita, anche se in modo inconsapevole), porta la persona a crederla come vera, in un compito di riconoscimento, a prescindere dal reale stato di verità dell’informazione.
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