La Legge di Stabilità varata dal Consiglio dei Ministri giovedì 15 ottobre 2015 comprende quattro misure in materia previdenziale:
- Part time – per i dipendenti privati vicini alla pensione. I lavoratori che hanno maturato determinati requisiti (63 anni e 7 mesi di età nel 2016) potranno, sulla base di un accordo individuale con l’azienda, lavorare part time al 40-60% negli anni mancanti (massimo tre) fino a raggiungere l’età pensionabile. L’impresa pagherà le ore effettivamente lavorate e i relativi contributi. Lo Stato metterà a disposizione circa 100 milioni l’anno per la copertura figurativa dei minori contributi versati all’Inps dall’azienda. In tal modo al momento di andare in pensione, il lavoratore non vedrà intaccato il suo assegno pensionistico.
Questo dovrebbe, nelle intenzioni del Governo, dare la possibilità alle imprese di aprire una porta all’assunzione dei giovani senza però vincoli per l’azienda (una sorta di “Staffetta generazionale”).
- Opzione Donna – rinnovata l’Opzione che permette alle lavoratrici di accedere alla pensione con 57 anni di età (58 anni per le autonome) e 35 anni di contributi. Sono incluse tutte coloro che maturano i requisiti entro il 31 dicembre 2015.
Resta solo un’incertezza: il destino dei 3 mesi di speranza di vita che, se continuassero ad essere rilevanti ai fini della maturazione del requisito anagrafico (come accade oggi), escluderebbero le nate nell’ultimo trimestre del 1958 dalla fruizione del beneficio. Fino ad oggi infatti erano richiesti 57 anni e 3 mesi per le dipendenti private.
Quest’allargamento dei termini dovrebbe interessare circa 20mila donne e dovrebbe avere un costo che si aggira intorno ai 160-170 milioni per l’anno venturo.
Dal punto di vista economico tale assegno però non è conveniente perchè viene calcolato applicando il sistema contributivo a tutta la vita lavorativa, senza tener conto degli anni in cui era in vigore il retributivo o il misto, e quindi ne risulta una pensione mensile sensibilmente più bassa. Significa dover rinunciare ad una cifra che oscilla tra il 25% e il 30% dell’assegno pensionistico.
- Esodati – parte l’ulteriore proroga della salvaguardia, la settima della serie.
Quelle persone rimaste fuori dal mondo del lavoro, ma che ancora non raggiungono i requisiti per la pensione dopo l’introduzione della legge Fornero. Dovrebbero essere 26mila le persone a cui vengono garantite le tutele contributive e che portano così a 195mila il numero complessivo degli “esodati”.
- “No tax area” – per i pensionati innalzata la soglia entro la quale non si pagano imposte, in pratica un bonus fiscale che farà leggermente aumentare le pensioni.
Per chi ha meno di 75 anni, l’area di esenzione fiscale passerà dagli attuali 7.500€ a 7.750€ mentre per gli anziani over 75 salirà dagli attuali 7.750€ a 8.000€, in pratica lo stesso livello dei lavoratori dipendenti. L’incremento delle pensioni dovrebbe essere in media di 150€ l’anno per pensionato.
Quindi al momento, in attesa di novità del prossimo anno e se non si sceglie nessun anticipo, le regole generali per accedere alla pensione restano quelle prefissate. Nel 2016 si potrà andare con almeno 66 anni e 7 mesi di età (lavoratori e lavoratrici del pubblico), 65 anni e 7 mesi per le dipendenti private e 66 anni e 1 mese per le autonome. Progressivamente nel 2018 la soglia sarà portata a 66 anni e 7 mesi per tutti.