PRIMA PUNTATA
“Dai a qualcuno un pesce e lo avrai sfamato per un giorno. Insegnagli a pescare e lo avrai sfamato per sempre”. Il proverbio cinese è semplice, ma efficace. Spiega che il vero problema del futuro è solo imparare a gestirlo, soprattutto quando si è giovani. Ma come? Al contrario di quanto si pensa, infatti, molti studi dimostrano che i giovani sono interessati al loro futuro, alla prevenzione dei rischi, agli investimenti sul loro progetto di vita. Il problema è che nessuno insegna loro come orientarsi, soprattutto nell’economia e la finanza che sui giornali o le riviste specializzate o sono troppo tecniche oppure troppo politiche.
Negli Stati Uniti hanno trovato una soluzione. Il Consumer Financial Protection Bureau ha distribuito un programma per le scuole che spiega quello che i bambini dovrebbero sapere alle diverse età su assicurazione, finanza, economia. Uno strumento decisivo anche in Italia, dove l’educazione al rischio e alle opportunità non sempre è efficace. Così, i giovani e i meno giovani rischiano di trovarsi a disagio in un contesto sempre più specialistico, non capendo i rischi e affidandosi completamente ad esperti o sedicenti tali.
Essere consapevoli è quindi il migliore, se non l’unico, modo per affrontare il futuro, senza subirlo, entrando in relazione quanto prima con concetti finanziari come rischio, interessi, risparmio, investimento.
Nel documento del governo americano:
- da 6 a 10 anni i bambini devono imparare le basi, ovvero cosa sono il risparmio, la spesa, gli investimenti e i prestiti.
- Da 10 a 14 le idee più elaborate come il rischio e l’assicurazione.
- Infine, da 14 ai 18 anni, sviluppare le competenze per gestire al meglio la prima vera decisione da adulti e quindi il rischio che ne è collegato: l’università.
- Alla fine del periodo scolastico e della maggiore età la persona dovrebbe avere tutti gli strumenti per autogestirsi, non solo economicamente e finanziariamente ma in ogni senso.
Il concetto di rischio, e quindi di prevenzione, è alla base di ogni altro concetto economico e finanziario. Se infatti fin da piccoli si impara che risparmiare è un’attività fondamentale per premunirsi contro i pericoli della vita, aver capito il valore del risparmio significa aver compreso che è meglio mettere i soldi in una banca o una polizza piuttosto che nel porcellino salvadanaio.
In questo modo sarà più facile parlare di reddito e di guadagno, che non significa solo quello di mamma e papà ma anche delle possibilità accessorie, i cosiddetti benefits, come vivere in centro, avere dei nonni vicini o una casa in campagna o al mare. Ma soprattutto, sarà più facile far capire ai bambini che non possono comprare qualsiasi cosa, che prima di fare un acquisto occorre fare una scelta e prima di scegliere bisogna stabilire delle priorità. In altre parole, un bilancio.
Tornando al rischio, le autorità americane insistono con gli insegnanti per far comprendere ai bambini che esso è connaturato all’idea stessa di esistenza, che insomma il rischio fa parte della vita. Quello che cambia è solo l’atteggiamento verso il rischio: si può decidere di accettarlo, di evitarlo o di proteggersi con un’assicurazione. Scelte fondamentali, come quelle del risparmio e del valore, che cambia nel tempo a seconda delle priorità ma soprattutto con il passare del tempo, un aspetto che da giovani è difficile da capire quasi quanto l’idea che i cambiamenti della società, gli imprevisti, le calamità umane o naturali si riflettono sul lavoro e quindi sul reddito.
Secondo le autorità americane la borsa o il sistema delle assicurazioni è fondamentale per comprendere questi aspetti, perché capire come funziona una polizza è il modo migliore per comprendere una strategia di gestione del rischio, ovvero come trasferire il costo di una potenziale perdita a una terza parte.
Il concetto di rischio è quindi cruciale nell’educazione finanziaria, economica e assicurativa. Alla maturità i ragazzi sono chiamati non solo a conoscere il programma di studi ma anche il funzionamento della società, per progettare la loro vita. Quindi anche che il rischio altro non è se non la probabilità che uno specifico evento si verifichi. Un evento che solo la conoscenza di sé e degli strumenti che si possono mettere in campo può davvero prevenire.