#OGGIPARLIAMOCON Massimiliano Longhini dell’Agenzia Longhini e Tinarelli di Avezzano, in provincia dell’Aquila, per scoprire attraverso un percorso fatto di ricordi, valutazioni e progetti, la persona che si nasconde dietro al professionista. Buona lettura.
Nome?
Massimiliano Longhini
Agenzia?
Longhini e Tinarelli di Avezzano, in provincia dell’Aquila
Soci?
Siamo in 3: io sono il socio più giovane, poi ci sono mio padre Roberto e il suo socio storico Romolo Tinarelli. Se contiamo anche tutti i collaboratori, in totale, siamo una ventina.
Da quanti anni fai l’agente assicurativo?
Mio padre mi ha portato a fare l’esame per diventare agente nel 2013 e, con suo massimo stupore, l’ho superato al primo colpo. Nonostante questo, sono diventato agente solo 5 anni dopo, nel 2017, quando mi sono sentito finalmente pronto e preparato per fare questo mestiere.
Che lavoro volevi fare “da grande”?
Sono figlio d’arte al quadrato: anche mio nonno era un assicuratore. Si chiamava Massimiliano Longhini come me. Come facevo a non portare avanti la tradizione di famiglia? A 16 anni, andavo in agenzia da mio papà in pantaloncini, t-shirt e infradito solo per fargli compagnia. Quando mi sono accorto di quanto amore mio padre mettesse nella sua professione, ho avuto un vero e proprio colpo di fulmine. Insomma: non ho mai voluto fare nient’altro che l’assicuratore… ce l’ho scritto nel DNA!
Quando hai capito che questo era il tuo mestiere?
Nel momento in cui il mio primo cliente ha firmato una polizza con me. Avevo 20 anni e, nonostante fossi ancora alle prime armi, decisi di buttarmi e di provare a proporre una protezione vita a un cliente che aveva il doppio dei miei anni: mi tremava la voce, non riuscivo a parlare, la sudorazione era alle stelle ma volevo dimostrare a mio padre che io c’ero e che poteva fare affidamento su di me anche per questo. Essere riuscito a concludere da solo questo contratto vita è stato una vera liberazione. Ero contentissimo!
Oltre a essere un agente assicurativo sei anche?
Amo mettermi in gioco e non rimanere in disparte per questo mi piace fare l’animatore di feste: stare in mezzo alla gente, agli amici e farli divertire. Ormai tutti sanno che, se ci sono io, le feste sono più divertenti. Mi piace organizzare giochi e prove di abilità. Per esempio, per la festa di laurea della mia ragazza, le ho fatto indossare un vestito da lottatrice di sumo e le ho fatto fare di tutto: dagli squat al karaoke.
Cosa ti fa sentire davvero “protetto”?
La mia famiglia: mio padre, mia madre e mia sorella sono il mio porto sicuro, la mia ancora di salvezza. Ci sono sempre, nei momenti di gioia e nei momenti di difficoltà. A loro aggiungo anche Ilaria, la mia ragazza, che mi sopporta da quasi 8 anni.
Qual è il rischio più grosso che hai corso?
Amo i motori: ho imparato a guidare la 126 di mio padre nel cortile di casa quando avevo solo 12 anni. Mi ricordo che dovevo mettere un cuscino sul sedile perché, pur arrivando ai pedali, non riuscivo a vedere la strada. Guidare mi fa sentire libero, mi dà un senso di spensieratezza unica: quando guido riesco a scaricare tutto lo stress. Ho iniziato con i go-kart nella pista di mio zio: appena potevo andavo a trovarlo e mi facevo qualche giro. Qualche anno fa ho scoperto le moto ed è stato amore a prima vista: ho comprato una moto da strada e una da pista e ogni occasione era buona per farsi un giro con gli amici. Non mi sono mai reso conto di quanto fosse pericolosa questa mia passione fino a quando, qualche mese fa, ho perso il controllo della moto su un rettilineo e mi sono fatto veramente male: mentre ero lì che aspettavo i soccorsi, ho capito che era arrivato il momento di trovarmi un hobby meno rischioso.
Il tuo più grande successo?
Essere riuscito creare, con i miei due soci e tutte le persone che lavorano all’interno dell’agenzia, una squadra che non è sono un team di lavoro ma è una vera e propria famiglia. Nella nostra agenzia nessuno pensa solo al suo orticello ma tutti lavorano per il successo della squadra. È stato difficile arrivare a questo punto perché bisogna trovare giusti equilibri ma oggi, quando vedo che tutti entrano in agenzia con il sorriso ed escono ancora con il sorriso, capisco che qui si sta bene e per me questo è un grande successo.
Qual è il tuo superpotere nel tuo lavoro?
Risolvo i problemi di tutti! Quando c’è un problema si chiama Massimiliano: per questo ricevo in media 80 telefonate al giorno non solo dei clienti, che ovviamente hanno la priorità, ma anche da parte di tutta la rete di collaboratori.
Perché un cliente dovrebbe affidarsi a te?
Dovrebbe affidarsi a me per tutto l’amore con cui faccio questo lavoro; perché cerco sempre di trovare la soluzione migliore, sia dal punto di vista qualitativo che dal punto di vista economico, per il cliente che ho davanti; e infine perché sono reperibile quasi 24 ore su 24: dalla mattina alle 7 quando apro gli occhi fino a quando li richiudo per andare a dormire la sera a mezzanotte. Mi piace stare vicino ai miei clienti ed essere di supporto in qualunque momento.
Ci racconti quel giorno in agenzia che proprio non puoi dimenticare?
Mi ricordo anche la data: era il 5 maggio del 2020. Era il giorno di riapertura dopo il primo lockdown: siamo arrivati in agenzia e, appena girato l’angolo, abbiamo visto 150 persone tutte accalcate fuori dalla porta dell’ufficio: assembramento assicurato! Ci siamo dovuti prima reinventare ausiliari del traffico: abbiamo fatto mettere le mascherine a tutti, abbiamo fatto rispettare il distanziamento creando una fila talmente lunga che non riuscivamo a vedere la fine! È stato un rientro al lavoro, dopo due mesi molto pesanti per tutti, molto particolare e inaspettato e sono contento di essere riuscito, con la mia squadra, a gestire perfettamente la situazione.
Quell’oggetto di cui non puoi fare proprio a meno…
Il mio pc portatile: senza di quello io sarei morto. Quando ho avuto l’incidente in moto e ho saputo che dovevo essere ricoverato, mi sono preoccupato solo di recuperare il pc: tutto il resto era superfluo. Naturalmente ho lavorato anche dall’ospedale e un’infermiera, vedendo quanto tempo passassi al telefono, mi ha chiesto se lavorassi per un call center.
Tra gli strumenti digitali che la tua azienda ti mette a disposizione quali sono quelli che preferisci?
La firma digitale OTP: è stata un cambiamento epocale. Noi l’abbiamo adottata da subito. È stato più difficile farla adottare anche a tutta la nostra rete ma ci siamo riusciti. Ho risparmiato spazio e soldi perché, facendo tutto in digitale, non devo più stampare pile di fogli e riesco a fare avere al cliente tutta la documentazione necessaria con un semplice click.
Quanto usi i social nella tua professione?
Curo io personalmente la parte digital dell’agenzia: abbiamo una pagina Facebook, una profilo Instagram e un profilo LinkedIn. Considero i social una vetrina online, un modo per dire ai nostri clienti che ci siamo e per far conoscere non solo quello che facciamo tutti i giorni, ma anche come lo facciamo. Mi piace condividere non solo i momenti lavorativi, ma anche gli aspetti più personali dell’agenzia come quella volta che, durante una cena di Natale, ho organizzato una caccia al tesoro all’interno del ristorante con tutti i nostri collaboratori. Grazie ai video e alle foto che ho pubblicato sui social, i nostri clienti hanno scoperto qualcosa in più di noi, di quello che ci piace, del modo in cui ci divertiamo e, naturalmente, del nostro spirito di squadra!
Come vedi la tua agenzia tra 10 anni?
Ovviamente vedo un’agenzia e una famiglia più grande dove magari io non sarò più il più giovane, perché fra 10 anni avrò 40 anni. Cercherò di far entrare più giovani all’interno della mia agenzia per farla diventare più smart perché il mondo va verso questa direzione e noi dobbiamo seguirlo con un’agenzia decisamente più smart.
Qual è il trend del futuro dell’assicurazione?
Ci si staccherà sempre più dalla logica di prodotto: non ci dovremo più preoccupare di vendere il prodotto x piuttosto che il prodotto y, ma di fornire una consulenza specifica: dovremo essere più vicini ai nostri clienti cercando di proporre delle coperture ad hoc per ogni singola esigenza che sarà sicuramente diversa dalle esigenze che abbiamo oggi
Che consiglio daresti a chi vuole diventare un agente assicurativo?
Bisogna distinguere chi, come me, è figlio d’arte e chi vuole intraprendere questa professione da zero. Ai primi consiglio di non vivere nell’ombra del padre perché si rischia di vivere questa professione come l’ha vissuta chi c’è stato prima di noi e di restare indietro. Oggi la realtà è in costante cambiamento e cambia il più velocemente possibile quindi, va bene apprendere come una spugna dal passato, ma poi è necessario rielaborare tutte le informazioni acquisite e farle proprie in un’ottica proiettata verso il futuro. Infine, a tutti consiglio di non arrendersi mai: i momenti di negatività, le sconfitte momentanee sono in realtà momenti di crescita e sono molto più importanti dei successi perché ci fortificano e colmano il nostro bagaglio di esperienze nel modo più veloce possibile. Davanti a una sconfitta momentanea, bisogna quindi rialzarsi subito e soprattutto analizzate il motivo per cui c’è stata per non ripeterlo in futuro.
Se fossi un colore quale saresti?
Il blu: non è solo il colore che utilizzo di più nel mio abbigliamento ma è anche il colore che mi fa pensare alla notte. Mi piace guardare il cielo stellato: mi ricordo sempre le notti di San Lorenzo quando da giovani cercavamo di vedere le stelle cadenti stesi su un prato. Quelli sono i momenti in cui mi prendo il mio tempo senza pensare a nulla, sentendo la natura attorno a me, e mi rilasso. Il blu mi fa stare bene.