Tutto e subito. Quando si tratta di scegliere tra una rendita, da incassare mensilmente, vita natural durante, e un capitale da mettere in tasca subito, gli italiani non hanno dubbi: meglio i contanti. A rivelarlo è uno studio dell’Ania, l’associazione che riunisce le imprese di assicurazione: tra coloro che sottoscrivono una polizza vita, la percentuale di coloro che, a scadenza, scelgono di incassare una rendita, cioè un reddito per gli anni a venire, è molto inferiore all’1%. La quasi totalità preferisce portarsi a casa subito tutto il capitale accumulato.
L’analisi è riferita al periodo 2010-2012. Secondo lo studio, la “propensione alla rendita”, ossia il rapporto tra le rendite attivate e i contratti vita in scadenza è pari allo 0,246% in termini di numero di contratti: in pratica meno di tre contratti su mille. Di poco più elevato il rapporto misurato in termini di importi: 0,494%.
Il trend, per di più, è negativo: nel triennio precedente infatti i rapporti erano leggermente più elevati, e rispettivamente 0,321% e 0,653%.
In termini assoluti i dati sono forse ancora più impressionanti. Nei tre anni dal 2010 al 2012 sono arrivati a scadenza in tutto quasi 3,6 milioni di contratti (per un ammontare di 63,3 miliardi di euro), e soltanto 8.887 di questi hanno dato origine a una rendita.
Le cifre sono bassissime sia quando si tratta di contratti “di capitale differito” (quelli cioè che prevedono un capitale come prestazione principale, mentre la rendita è un’opzione del contratto), e questo è abbastanza normale. Sia quando, al contrario, i contratti prevedono una rendita differita come prestazione principale: soltanto 7.875 assicurati su 208.247 hanno scelto di incassare effettivamente la rendita.
Insomma, agli italiani piace il “cash”. E questo atteggiamento può contribuire a spiegare la lentezza con cui la previdenza integrativa si sta diffondendo nel nostro paese. Fondi pensione e piani individuali previdenziali hanno come obiettivo proprio l’erogazione di una rendita aggiuntiva alla pensione, e chi li sottoscrive deve incassare almeno il 50% del montante (cioè del capitale accumulato negli anni e rivalutato) sotto forma di rendita vitalizia: solo la metà che resta può essere erogata in una soluzione unica.
Questa regola ammette una sola eccezione, che è stata prevista per evitare che siano erogate rendite così modeste da essere irrilevanti. È previsto infatti che il montante possa essere corrisposto interamente sotto forma di capitale quando, dalla conversione in rendita del 70% del montante finale si otterrebbe una rendita annua inferiore al 50% dell’assegno sociale (attualmente circa 5.750 euro).
Tornando alle polizze vita, conviene valutare con attenzione le due opzioni: capitale e rendita sono prestazioni diverse, rispondono a esigenze differenti. E in molti casi la rendita può dare una sicurezza in più: la vita, per fortuna, si è molto allungata, e poter contare su una integrazione del reddito da pensione può fare la differenza.