Tito Boeri (economista italiano e professore all’università Bocconi di Milano) pone in evidenza sulla sua rubrica settimanale per Internazionale questa percentuale: “4,2 per cento” .
E’ la percentuale dei lavoratori extracomunitari che hanno versato i contributi all’INPS nel 2009. Tradotto in cifre reali sono circa sei miliardi di euro, una parte consistente della previdenza nazionale.
Boeri osserva inoltre che:
“A differenza dei contributi degli italiani, inoltre, molti di questi versamenti non sono destinati a generare spese future, cioè prestazioni a fronte dei soldi versati. Infatti i pagamenti erogati dallo stato per i lavoratori extracomunitari sono nettamente inferiori rispetto ai contributi versati. Questo succede perché in molti casi i lavoratori extracomunitari arrivano nel nostro paese, lavorano e versano i contributi per poi tornare al loro paese d’origine senza aver maturato la condizione necessaria (il periodo contributivo minimo) per richiedere l’assistenza previdenziale.” (continua a leggere su internazionale.it…)
In poche parole, quindi, spesso i contributi versati dai lavoratori extracomunitari servono solamente a pagare le pensioni degli italiani.
Secondo le previsioni Istat, l’Italia continuerà nei prossimi decenni ad essere un paese di forte immigrazione per la combinazione, che continuerà a sussistere, tra fattori di spinta presenti nei paesi di provenienza (in particolare il basso reddito, le sfavorevoli condizioni di vita e le basse opportunità di occupazione) e fattori di attrazione presenti nel paese di destinazione (contrazione della popolazione attiva, migliori livelli di benessere, domanda per alcuni tipi di lavoro).
La percentuale di cui sopra, quindi, è destinata ad aumentare rendendo di primario interesse la questione dei immigrazione/”>flussi migratori in Italia, paese che deve fare in conti con una popolazione sempre più vecchia e con una spesa previdenziale sempre più considerevole.