Il fatto che vivremo tutti più a lungo è ormai dato per scontato. Entro il 2025 oltre il 20% degli europei avrà 65 anni o più e aumenterà rapidamente il numero di ultraottantenni.
Ma il come passeremo gli anni della pensione è un tema sicuramente più complesso da definire.
L’allungamento della speranza di vita è ovviamente un effetto positivo del progresso, ma implica anche un maggior rischio di disturbi fisici, sensoriali e mentali.
Minimizzando questo rischio possiamo garantire che, anche in età avanzata, potremo mantenere una qualità di vita decente, restare indipendenti e continuare a svolgere un ruolo attivo nella società e in famiglia.
A questo riguarda l’Unione Europea ha sviluppato l’indicatore di anni di vita in salute previsti all’età di 65 anni “Healty life Years“, che calcola appunto quanti anni di vita in salute sono previsti per ogni popolazione europea.
L’Italia è poco sopra la media europea, ma l’indice è in calo.
Gli uomini hanno in media 7,8 anni di vita in salute dopo i 65 anni:
Le donne hanno in media 7,2 anni di vita in salute dopo i 65.
Migliora lo stato di salute fisico, peggiora quello mentale
Diminuiscono malattie respiratorie croniche e artrosi perché la popolazione che invecchia proviene da esperienze di vita sempre più sane ma è lo stato di salute mentale l’indicatore che peggiora.
Infatti diminuisce rispetto al 2005 in media di 1,6 punti (71,8% controllato per età), in particolare tra i giovani fino ai 34 anni (-2,7 punti), soprattutto maschi, e tra gli adulti di 45-54 anni (-2,6).
La depressione è il problema di salute mentale più diffuso e il più sensibile all’impatto della crisi: riguarda circa 2,6 milioni di individui (4,3%), con prevalenze doppie tra le donne rispetto agli uomini in tutte le fasce di età.
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Cambiamenti economici e nel mercato del lavoro
Tutto ciò ha naturalmente anche delle ripercussioni economiche e sul mercato del lavoro.
Globalmente, nel 2013, sono stati spesi 8 miliardi di dollari per la cura della salute. Secondo uno studio interno sviluppato da GE Healthcare, nel mondo, nel 2020, si spenderanno 12 miliardi di dollari per la cura della salute. Nonostante ciò, i tagli provocati dalle politiche di austerità adottate in tutta Europa hanno creato una carenza di 1 milione di lavoratori nel settore sanitario, creando un gap del 15% nell’offerta lavoro.
La cura della salute insomma, oltre ad essere una preoccupazione personale, è sempre più un business globale e un’opportunità di carriera professionale.
Soluzioni e prospettive
“Tenere le persone fuori dagli ospedali è l’obiettivo di politiche sanitarie lungimiranti. Non solo trovare soluzioni per curare le persone già malate, ma prevenire o ritardare l’insorgere di costose e debilitanti malattie, estendendo e massimizzando gli anni di salute e di attività. Questa sarà la misura del successo futuro, l’innovazione vera nella cura della salute” [1].
[1] Mitch Higashi, GE Healthcare’s Chief Economist, takes on the topic of ‘healthy aging’ at the Uppsala Health Summit
Immagine di anteprima: The Beauty of Old Age di Vinoth Chandar