Recentemente l’Economist ha pubblicato una ricerca dal titolo: “Is 75 the new 65?” a nostro avviso molto interessante. Ne abbiamo riassunto e tradotto un estratto.
La popolazione europea in età di lavoro sta rapidamente diminuendo e invecchiando. Le implicazioni per le economie del continente e per i manager delle aziende sono profonde.
Negli ultimi 40 anni l’Europa ha goduto di un bonus demografico. Il boom di nascite avvenuto dopo la seconda guerra mondiale si è tradotto in un aumento, dagli inizi degli anni ’70, della popolazione europea in età da lavoro (dai 20 ai 64 anni).
Ma il tasso di aumento è lentamente diminuito e nel 2012 l’Europa ha raggiunto un inevitabile punto di non ritorno. In quell’anno, la popolazione in età da lavoro ha raggiunto il suo massimo storico: 304 milioni ma da allora è cominciata a diminuire, un calo che la Commissione Europea stima continuerà per i prossimi 40 anni.
Il pensionamento dei Baby boomers è solo uno dei fattori alla base di questo trend demografico. Incidono anche il tasso di nascita di molto diminuito e l’aspettativa di vita aumentata.
Oggi l’Europa ha 1,6 persone inattive per ogni individuo in età da lavoro. Nel 2060 saranno 2
Questo implacabile trend avrà profonde implicazioni per i governi, cittadini e aziende in tutta Europa e il fatto che l’Europa abbia visto scomparire il suo bonus demografico in un periodo di fragilità economica, ha solo accresciuto la sfida.
La pensione come la conosciamo oggi potrebbe presto diventare un ricordo del passato.
Il welfare pubblico sarà presto sotto forte stress. Le aziende dovranno rivedere completamente il loro modo di rapportarsi con i dipendenti più anziani e, più in generale, le loro pratiche lavorative.
Ecco le opinioni dei dirigenti delle aziende europee, raccolte nell’analisi dell’Intelligence Unit The Economist sui lavoratori anziani e su come, la longevità influenzerà la gestione delle risorse umane.
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Innanzitutto i dirigenti sfatano qualche falso mito sui lavoratori più anziani:

Molte aziende sono coscienti che dovranno cambiare il loro approccio
– 46% dei manager afferma che adotteranno soluzioni per assicurare che le competenze dei lavoratori più anziani rimangano aggiornate;
– circa il 56% offrirà maggiori possibilità di flessibilità oraria o telelavoro ai lavoratori più anziani;
– sebbene oggi i datori di lavoro pensino che la priorità per il 64% dei lavoratori sia la stabilità del posto di lavoro, nel 2020, le priorità saranno relative alla qualità della vita e al work-life balance;
– il 43% dei manager si aspettano un maggiore richiesta di assistenza sanitaria e versamenti previdenziali;
Gestire il talento sarà un’importante spinta al cambiamento nel 2020
Si prevede che con l’uscita dell’Europa dalla crisi economica, le aziende cominceranno a distogliere la loro attenzione dal controllo dei costi, con nuove priorità come la gestione del personale (42%).
Il 46% degli intervistati afferma che la capacità di gestire il talento sarà il maggior driver di cambiamento nel loro business nel 2020, secondo solo alla digitalizzazione e alla globalizzazione.
Foto in anteprima di USDA Photo by Lance Cheung