La gestione separata INPS rappresenta oggi una componente strutturale del sistema previdenziale italiano, coprendo più di un milione e mezzo di lavoratori al 2023 con un incremento dell’11% rispetto al 2015. Questo strumento previdenziale, istituito dalla Legge 335/1995 nell’ambito della Riforma Dini, costituisce il principale meccanismo di tutela pensionistica per professionisti autonomi privi di cassa professionale dedicata e per i lavoratori parasubordinati.
Gestione separata INPS: cos’è e a chi si rivolge
La gestione separata INPS nasce con l’articolo 2, comma 26, della Legge 8 agosto 1995 n. 335, che istituisce una gestione previdenziale autonoma destinata a estendere l’assicurazione generale obbligatoria per invalidità, vecchiaia e superstiti ai lavoratori non coperti da altre forme pensionistiche.
L’iscrizione alla gestione separata INPS risulta obbligatoria per i liberi professionisti con partita IVA privi di cassa di categoria, quali consulenti informatici, fotografi, fisioterapisti, esperti di marketing e amministratori di condominio. Rientrano inoltre nell’obbligo i professionisti iscritti ad albi ma esonerati dal versamento alla propria cassa per incompatibilità dovuta ad altre coperture previdenziali.
La copertura si estende ai collaboratori coordinati e continuativi, ai titolari di cariche sociali come amministratori, presidenti di consiglio di amministrazione e sindaci, nonché agli assegnisti di ricerca, dottorandi con borsa di studio e medici specializzandi con contratto di formazione. La recente riforma dello sport, attuata con il Decreto Legislativo 36/2021, ha incluso dal 1° luglio 2023 anche i lavoratori del settore sportivo dilettantistico (atleti, allenatori, istruttori e direttori tecnici) se il compenso annuo supera i 5.000 euro, così come i venditori a domicilio e i lavoratori autonomi occasionali.
Restano esclusi dalla gestione separata i professionisti tenuti al versamento contributivo obbligatorio presso le proprie casse di categoria, quali avvocati, notai, medici, ingegneri pienamente iscritti, commercialisti e architetti, che beneficiano di sistemi previdenziali autonomi con caratteristiche e prestazioni differenziate.
Aliquote contributive gestione separata INPS
Le aliquote gestione separata INPS per il 2025, definite dalla Circolare INPS n. 27 del 30 gennaio 2025, evidenziano una stratificazione articolata in funzione della tipologia di lavoratore e della presenza di altre coperture previdenziali.
Per i liberi professionisti privi di ulteriore tutela pensionistica o già pensionati, l’aliquota complessiva si attesta al 26,07%, scomponibile in:
- 25% per l’IVS (Invalidità, Vecchiaia e Superstiti)
- 0,72% per prestazioni accessorie quali maternità, assegni familiari, degenza ospedaliera e malattia
- 0,35% per l’ISCRO, l’indennità straordinaria di continuità reddituale operativa introdotta stabilmente dal 2024
I professionisti già coperti da altro regime pensionistico versano un’aliquota ridotta del 24%, concentrata esclusivamente sulla componente IVS.
Per i collaboratori coordinati e continuativi la situazione si fa più complessa: senza altra copertura previdenziale e con accesso alla DIS-COLL (sigla che indica la copertura per la disoccupazione dei collaboratori), l’aliquota raggiunge il 35,03% (33% IVS, 0,72% prestazioni accessorie, 1,31% DIS-COLL), ripartita secondo il criterio di due terzi a carico del committente (23,35%) e un terzo a carico del collaboratore (11,68%). In assenza di accesso alla DIS-COLL, l’aliquota si riduce al 33,72% con analoga ripartizione proporzionale.
Il sistema prevede inoltre il cosiddetto minimale (nel 2025 pari a 18.555 euro), ossia un livello minimo di reddito su cui calcolare la contribuzione, per poter ottenere un accredito pieno dell’annualità ai fini del diritto al pensionamento. Se il reddito imponibile è sotto tale soglia, l’anzianità riconosciuta viene proporzionalmente ridotta. Viene anche previsto un massimale di 120.607 euro che costituisce il tetto reddituale oltre il quale non si applicano contributi ulteriori né si maturano diritti pensionistici aggiuntivi.
I professionisti autonomi dispongono inoltre della facoltà di applicare la rivalsa INPS del 4% sulle fatture emesse ai clienti, meccanismo che consente un parziale recupero dell’onere contributivo sostenuto, sebbene l’importo della rivalsa costituisca a sua volta reddito imponibile soggetto a tassazione e contribuzione.
Vantaggi e svantaggi della gestione separata INPS
L’analisi comparativa tra gestione separata INPS e casse professionali rivela un quadro di trade-off complessi con implicazioni significative per l’adeguatezza previdenziale.
Vantaggi strutturali
Il principale vantaggio strutturale risiede nella flessibilità contributiva: a differenza delle casse professionali che impongono contributi minimi fissi annuali oscillanti tra 2.000 e 3.000 euro indipendentemente dal reddito effettivo, la gestione separata applica un criterio strettamente proporzionale al reddito dichiarato, garantendo che contributi nulli corrispondano a redditi nulli. Questa caratteristica si rivela particolarmente vantaggiosa per i professionisti in fase di avvio, per coloro che attraversano periodi di difficoltà economica o per chi esercita attività discontinue.
L’accesso universale costituisce un ulteriore elemento distintivo: la gestione separata accoglie qualsiasi tipologia di lavoratore autonomo o parasubordinato privo di cassa dedicata, incluse le professioni emergenti e non codificate che non troverebbero collocazione nei sistemi tradizionali. Il meccanismo di cumulo gratuito consente il coordinamento senza oneri con altri fondi pensionistici INPS e con le casse professionali, facilitando il raggiungimento dei requisiti pensionistici per carriere frammentate.
Svantaggi e criticità
Tuttavia, gli svantaggi risultano parimenti strutturali e marcati. L’onere contributivo del 26,07% per i professionisti e del 35,03% per i collaboratori si colloca su livelli molto superiori rispetto alle aliquote delle casse professionali, tipicamente comprese tra 10% e 15%. La soglia del minimale a 18.555 euro genera inoltre problematiche per i redditi inferiori, con riduzione proporzionale dei mesi accreditati.
Evidenze statistiche
Sul piano macroeconomico, i dati statistici evidenziano una trasformazione demografica significativa: la componente dei professionisti autonomi è cresciuta del 59% dal 2015 al 2023, superando il mezzo milione di unità, mentre i collaboratori hanno subito una leggera contrazione netta nello stesso periodo, stabilizzandosi a poco più di un milione di soggetti. Questa divergenza riflette le riforme legislative che hanno progressivamente limitato i contratti di collaborazione (Riforma Fornero, Jobs Act) e l’incremento dell’aliquota contributiva per i parasubordinati a livelli comparabili con il lavoro dipendente, creando disincentivi all’utilizzo di questa forma contrattuale.
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