Il primo passo per entrare nell’età adulta è senza alcun dubbio cominciare a lavorare. Inoltre, farlo presto, è anche il modo migliore per assicurarsi una pensione serena.
Con il primo stipendio scatta il calcolo degli anni di contribuzione (ne servono almeno 20 per andar in pensione) e cosa ancora più importante, si iniziano a mettere da parte i contributi necessari al calcolo dell’ammontare della propria futura pensione. Infatti, il nuovo sistema di calcolo della pensione “sistema contributivo” la rende direttamente correlata a quello che versiamo durante la carriera lavorativa. Quindi prima si comincia meglio è.
Ma come siamo messi in Italia per quanto riguarda la transizione da scuola – lavoro?
Ci risponde il paper “Mapping Youth Transition” pubblicato recentemente da Eurofond e la risposta è che stiamo messi malino, tra i peggiori in Europa.
Purtroppo l’Italia è inserite nel cluster di nazioni (chiamate Mediterranee) che riscontrano maggiori difficoltà nel passaggio tra scuola e lavoro.
A farci compagnia ci sono: Cipro, Malta, Grecia, Portogallo e Spagna.
Le transizione scuola – lavoro in questi paesi è caratterizzata da lentezza e difficoltà. Inoltre, la continuità e la permanenza nel mercato del lavoro dei giovani risulta essere piuttosto problematica.
Secondo la ricerca, il tempo medio di attesa prima di iniziare a lavorare nei paesi Mediterranei è tra i più alti d’Europa.
I diplomati, ad esempio, attendono in media 10 mesi o più prima di ottenere il loro primo lavoro, in Grecia ad esempio 12 mesi o più. La percentuale di diplomati assunti un anno dopo aver terminato gli studi è tra le più basse d’Europa.
In particolare, in Grecia, Italia e Spagna, solo il 45% dei diplomati ha trovato un lavoro un anno dopo aver terminato gli studi. La percentuale è circa la metà di quella relativa ai giovani olandesi. In più, anche la tipologia dei lavori ottenuti da questi nuovi lavoratori è oggetto di particolare preoccupazione.
Il paper mette in evidenza che tra chi ha ottenuto un lavoro nell’anno successivo al diploma, solo meno di un quarto è con contratto a tempo pieno. Più del 50% ha un contratto a tempo determinato e la metà di questi non lo ha scelto volontariamente. Ci sono anche moltissimi ragazzi con contratti part-time, ulteriore peculiarità negativa dei giovani lavoratori.
I paesi mediterranei hanno inoltre una percentuale molto bassa di studenti, di molto minore rispetto alla media UE, che uniscono lavoro e educazione. Inoltre, come è già stato osservato per le nazioni dell’est Europa, i pochi studenti che approfittano di apprendistato, in media, lavorano per troppe ore con un aumento del rischio di abbandono scolastico.
Forzatamente giovani
In generale , per quanto riguarda la transizione verso l’età adulta, i giovani dei paesi mediterranei come l’Italia sono in media tra i più vecchi al momento di lasciare casa dei genitori. L’età in cui il 50% dei giovani esce di casa varia dai 28,2 anni di Cipro al 30,3 di Malta.
Dopo aver lasciato casa e prima di spostarsi a vivere con il proprio partner, i giovani mediterranei vivono da soli per un ridotto numero di anni. Inoltre, diversamente dai giovani dell’est Europa, aspettano un numero considerevole di anni prima di diventare genitori.
L’età in cui il 50% dei giovani dei paesi mediterranei ha figli varia dai 32,8 anni di Cipro ai 37 dell’Italia per gli uomini e dai 29,9 di Malta ai 32,6 della Spagna per le donne.
In definitiva il report dimostra come i paesi nei quali il passaggio scuola-lavoro è più rapido ed efficace sono anche quelli in cui i giovani escono prima di casa. A tale proposito sono stati individuati sette modelli comuni tra i vari Stati membri. A un’estremità dello spettro, i modelli “nordico” e “apprendistato” (Austria e Germania) sono caratterizzati da un passaggio più rapido dalla scuola al lavoro e quindi alla vita adulta. All’altra estremità, come abbiamo visto, ci sono i modelli “Europa orientale” e “Mediterraneo”, dove si riscontra un passaggio difficile e problematico dalla scuola al lavoro, associato a una conquista molto lenta e tardiva dell’indipendenza e dell’autonomia.